CONGO – Il rischio che Ebola, tutt’altro che un’ipotesi. Le reali possibilità che la malattia si diffonda fuori dai confini del Congo ora è molto alto.
I casi registrati
Due i casi, confermati. Sono stati entrambi scoperti vicino al confine con l’Uganda. Lo dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo l’Oms lo scoppio della febbre emorragica nella parte nord-orientale del paese è ora più preoccupante del precedente focolaio del nord-ovest. Ora l’Ebola e più complicata da contenere a causa di una popolazione fitta e della minaccia dei gruppi ribelli attivi nella regione. Un attacco mortale a Beni, cuore degli sforzi di contenimento dell’Ebola, ha costretto alla sospensione degli interventi sanitari per due giorni. Fino a venerdì i casi confermati di Ebola sono stati 124, 71 i morti. Il precedente focolaio nella provincia di Equateur, sempre in Congo, dichiarato solo una settimana prima dell’attuale, contava 54 casi confermati, 33 i morti.
Le vaccinazioni
Le autorità sanitarie locali hanno ripreso la campagna di vaccinazioni, senza però riuscire finora a raggiungere alcune zone delle province di Ituri e di Kivu Nord a causa degli attacchi compiuti da un gruppo di ribelli locali, le Forze democratiche alleate (ADF è la sigla in francese con cui sono più note). Secondo l’OMS la situazione potrebbe peggiorare nelle prossime settimane, sia per l’instabilità dell’area che per la riluttanza della popolazione a farsi vaccinare.
La campagna di vaccinazioni è ripresa mercoledì dopo due giorni di sospensione a causa delle violenze. Nonostante di recente il numero di nuovi contagi di ebola per settimana si sia ridotto da circa 40 a 10, e nonostante più di 11mila persone siano già state vaccinate, ci sono ancora molti ostacoli per riuscire a fermare la diffusione del virus, ha detto Peter Salama, il capo delle emergenze dell’OMS.
Le guerriglie
Gli attacchi dell’ADF, considerato il gruppo armato più violento e attivo nella regione, sono il principale motivo della lentezza della campagna vaccinale. La scorsa settimana i miliziani del gruppo hanno assaltato alcune aree della periferia della città di Beni, nella provincia del Kivu Nord, prima di attaccare la città di Oïcha, poco più a nord, incendiando case, uccidendo almeno un uomo e sequestrando una donna e 14 bambini.
Le fughe contro i vaccini
Un altro problema serio è la riluttanza di buona parte della popolazione a farsi vaccinare o a sottoporsi trattamenti medici. Salama ha spiegato che alcune persone delle due province colpite stanno lasciando le loro case e scappando nella foresta per evitare i controlli, con il rischio di contagiare persone sane. Circa l’80 per cento dei contagiati, ha aggiunto Salama, decide di non mettersi più in contatto con le autorità sanitarie una volta diagnosticato il virus.
Le stime Oms
L’Oms ha stimato che serviranno diversi mesi per contenere l’epidemia, molti più dei tre inizialmente previsti.