ROMA – Sulla Open Arms “il grado di esasperazione in cui versavano i migranti, già stremati dalle durissime prove fisiche e psichiche subite prima del soccorso, angosciati dal terrore di venire respinti e riportati in Libia, rende intuitivo come non tanto il prolungamento anche di un solo giorno di navigazione (con il conseguente protrarsi della situazione di grave disagio nella quale pure tali migranti avevano sino a quel momento viaggiato), quanto il fatto stesso di allontanarsi dalle coste italiane, ormai tanto vicine da poter essere raggiunte a nuoto, si sarebbe rivelato del tutto insostenibile ed incomprensibile”. E’ quanto scrive il tribunale dei ministri di Palermo nella richiesta di autorizzazione a procedere, inviata al Senato, nei confronti di Salvini, accusato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio.
L’emergenza
Secondo i giudici i 161 migrantio versavano “in una situazione di grande disagio, fisico e psichico, di profonda prostrazione psicologica e di altissima tensione emozionale che avrebbe potuto provocare reazioni difficilmente controllabili, delle quali, peraltro, i diversi tentativi di raggiungere a nuoto l’isola costituivano solo un preludio”. Citando la perizia della psicologa che era salita a bordo con il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, il Tribunale sottolinea: “E’ facile ritenere che queste persone, costrette a restare a poca distanza dalla costa, che riuscivano comunque a vedere ma che non riuscivano a raggiungere, provassero sentimenti di frustrazione evidente e anche di disperazione. Si aggiunga, poi, che la circostanza per la quale alcuni migranti che si erano gettati in mare poi erano stati condotti in terra, aveva causato ulteriori tensioni fra quelli rimasti a bordo, che evidentemente non vedevano l’ora di toccare terra”.
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Open Arms, Tribunale ministri: “Migranti esasperati, in disagio fisico e psichico”
Sulla Open Arms "il grado di esasperazione in cui versavano i migranti, già stremati dalle durissime prove fisiche e psichiche subite prima del soccorso, angosciati dal terrore di venire respinti e riportati in Libia, rende intuitivo come non tanto il prolungamento anche di un solo giorno di navigazione si sarebbe rivelato del tutto insostenibile ed incomprensibile"