Opposizioni all’attacco sulla Manovra. Ma Tria resiste: è il miglior risultato possibile

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Giovanni Tria

ROMA – Il Natale non ‘ammorbidisce’ gli animi delle opposizioni sulla manovra. Dopo il caos fino a notte inoltrata della scorsa settimana in Senato, Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia si ripresentano alla Camera più agguerriti di prima.

Il fuoco di fila contro il governo comincia dalle prime battute, con la richiesta di diretta streaming dei lavori, subito bocciata dalla presidenza della commissione Bilancio di Montecitorio.

Il muro della maggioranza non ferma, però, i parlamentari della minoranza che provano allora a chiedere una serie di audizioni che, dopo un tira e molla, riescono a ottenere. Tra queste c’è il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che prima si smarca ma poi è costretto ad accettare la convocazione parlamentare. “Credo che nelle ultime ore abbiamo raggiunto il miglior risultato possibile, sia sul piano economico e finanziario, che politico”, sostiene al cospetto dei deputati, confermando che i 15 miliardi di investimenti non cambiano e il reddito di cittadinanza “partirà dal 1 aprile 2019“.

Prima del titolare del Mef, però, è Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio a presentarsi al cospetto dei commissari. L’esperto prova a tenere fuori dalla contesa politica l’organismo che dirige, ma il clima è infuocato.

Il dem Luigi Marattin è il più accalorato, tanto da interrompere più volte Pisauro nella sua esposizione, sia in fase di relazione, sia in fase di replica alle domande dei deputati. Soprattutto quando finge di non seguire i passaggi del numero uno di Upb ‘favorevoli’ alla narrazione del suo partito.

L’ex consigliere economico di Palazzo Chigi, però, ne ha per tutti

Tanto da scontrarsi con il collega del Movimento 5 Stelle, Raphael Raduzzi, contro il quale inveisce dicendo: “Tu non sai niente, vai a studiare“. Ovviamente prendendosi un ‘cartellino giallo’ dal presidente della commissione, il leghista Claudio Borghi.

Più pacato nei toni, ma non nei contenuti, il forzista Roberto Occhiuto

Tria, Di Maio e Salvini si nascondono. Chiediamo ci svelino chi l’ha scritta, così può venire ad illustrarla in Parlamento“. Il riferimento è ovviamente all’accordo con la Commissione Ue per evitare la procedura di infrazione.

Per il collega Simone Baldelliil problema delle finanziarie fatte così, senza audizioni, senza approfondire il testo, porta inevitabilmente ad un pasticcio al giorno, ad un favore al giorno, ad uno scandalo piccolo o grande al giorno: tutte cose dalle quali quelli della maggioranza sono poi costretti a tornare indietro“.

Intanto, dopo i senatori, anche i deputati del Pd annunciano di voler ricorrere alla Consulta contro la manovra. “È cominciata oggi la raccolta di firme del gruppo parlamentare del Pd del Senato per il ricorso alla Corte Costituzionale, per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato”, avvisa il capogruppo a Palazzo Madama, Andrea Marcucci. “Secondo il nostro giudizio, il governo Conte ha palesemente violato la Carta con le modalità usate per approvare la legge di bilancio. Modalità che peraltro si stanno ripetendo anche alla Camera“, spiega.

Per l’opposizione, dunque, la partita non finirà con il voto dell’aula della Camera.  (LaPresse)

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