PALERMO – Lo strappo tra Leoluca Orlando, sindaco siciliano, e il ministro dell’Interno Matteo Salvini si è consumato: la presa di posizione del primo, intenzionato a non applicare il dl sicurezza, e l’imitazione di altri sindaci sono uno smacco al vicepremier. E il capo del Carroccio non gradisce le ‘alzate di capo’.
Il dl dell’inumanità
Non è questione di sicurezza, i sindaci, Orlando per primo, contestano la disumanità di cui il decreto è diventato il manifesto. “Come sindaco ho ritenuto opportuno prendere atto che alcune parti di competenza comunale violano i diritti umani – ha spiegato il primo cittadino. – Il dl è disumano. Ho sospeso l’applicazione della legge perché provoca danni gravi a persone in merito a diritti umani inviolabili, chiederò un accertamento della legittimità al giudice ordinario perché lui la rimetta alla Corte Costituzionale”.
“Ho fatto un atto da sindaco – ha spiegato il primo cittadino ai microfoni di Sky Tg24. – Alcuni sono nel nostro paese perché hanno il permesso di soggiorno con la protezione umanitaria, adesso non c’è più. Il provvedimento trasforma la legalità in illegalità. Bisogna garantire i diritti delle persone. Palermo è una città che accoglie.”
La replica del leghista
Una sberla a Salvini che ha mal digerito la presa di posizione di Orlando. “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo il sindaco sinistro pensa a fare disobbedienza sugli immigrati – ha contrattaccato il ministro – I sindaci che si rifiuteranno di applicare il decreto sicurezza ne risponderanno personalmente, legalmente, penalmente e civilmente perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole”.
La disobbedienza dilaga
La ‘minaccia’ di Salvini non sta funzionando, e dopo Orlando altri sindaci, perfino quelli che dovrebbero essere filogovernativi, hanno scelto la strada della disobbedienza. “Non mi è chiaro come funziona il decreto sicurezza nella parte che riguarda i migranti – ha sostenuto Adriano Zuccalà sindaco di Pomezia eletto anche grazie ai voti del M5S – ma penso che non sia possibile lasciare troppo a lungo le persone senza i diritti basilari. Come sindaco di un Comune mi vedo assegnato il compito di tutelare le persone in difficoltà, e questo voglio fare. Voglio capire bene i confini di questo decreto”.