Oppenheimer trionfa nella notte degli Oscar e l’Italia resta ancora a mani vuote. Nella 96esima edizione degli Academy Awards arriva l’attesa e ampiamente pronosticata consacrazione per il film già campione di incassi di Christopher Nolan che racconta la storia del padre della bomba atomica. Sono ben 7 le statuette vinte su 13 nomination: il regista britannico mette in bacheca i suoi primi due Oscar in carriera per il miglior film e la migliore regia. “Ci tengo a ringraziare la mia famiglia, mia moglie che mi suppporta e sostiene sempre: è lei la mia arma nascosta”, è la dedica del regista dal palco del Dolby Theatre. Con lui festeggiano Cillian Murphy e Robert Downey Jr., rispettivamente miglior attore e miglior attore non protagonista. “Nel bene e nel male viviamo nel mondo di Oppenheimer, dedico questo premio a coloro che portano la pace nel mondo”, le parole di Cillian Murphy con un chiaro riferimento all’attualità segnata dal conflitto in Medio Oriente e da quello tra Russia e Ucraina. L’exploit di Oppenheimer è completato dai premi per il miglior montaggio, la migliore fotografia e la migliore colonna sonora originale.
C’è gloria anche per Emma Stone, premiata come miglior attrice per la sua interpretazione in ‘Povere Creature!’ di Yorgos Lanthimos, già vincitore a Venezia del Leone d’Oro. “Mi si è rotto il vestito, è successo sicuramente prima con I’m Just Ken, se ne è andata anche la mia voce”, ha detto l’attrice, visibilmente emozionata, riferendosi alla performance di Ryan Gosling che ha interpretato la hit di Barbie vestito di rosa, accompagnato alla chitarra da Slash.
Sconfitta la favorita della vigilia Lily Gladstone, protagonista di Killers of the Flower Moon, che ha visto sfumare la possibilità di diventare la prima nativa americana a vincere un Oscar. E niente da fare per Io Capitano. La pellicola di Matteo Garrone, che racconta l’odissea dei migranti dal Senegal alle coste siciliane non è riuscita a imporsi nella categoria miglior film internazionale. Ha vinto La zona di interesse di Jonathan Glazer, adattamento del romanzo omonimo del 2014 scritto da Martin Amis, che racconta la vita quotidiana del comandante di Auschwitz e della sua famiglia in una villetta con piscina che confina con il muro del campo di sterminio. Per Garrone, essere entrato nella cinquina dei film candidati è già un successo: “Siamo contenti di essere qui, la forza di questo film è dovuta alla straordinaria interpretazione di questi due eroi contemporanei. È un film che riesce a toccare il cuore in tutto il mondo, dietro i protagonisti ci sono veri migranti che erano veri superstiti. C’è tanta Italia dietro, ma anche tanta Africa”, ha detto il regista prima della serata di gala, dove era accompagnato dai due protagonisti del film Seydou Sarr e Moustapha Fall. Nella delegazione italiana anche Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, per il quale “Garrone, grazie al suo enorme talento, ha acceso ancora una volta nel mondo, i riflettori sul cinema italiano”.
Italia protagonista anche con Andrea Bocelli, tornato agli Oscar 25 anni dopo l’esibizione con Celine Dion. Il tenore si è esibito insieme al figlio Matteo con il brano ‘Con te partirò’, riarrangiato dal premio Oscar Hans Zimmer e accolto da una standing ovation del pubblico. Il suo momento In Memoriam, nel ricordo delle star scomparse, è iniziato con una clip che ha mostrato un’immagine di Alexei Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin recentemente morto. Il premio per il migliore documentario è andato a ‘20 giorni a Mariupol‘, primo film ucraino a vincere un Oscar. “Avrei voluto non fare mai questo film”, ha detto il regista Mstyslav Chernov, giornalista dell’Associated Press che rimase bloccato nel fuoco incrociato a Mariupol. “Vorrei poter scambiare questo premio con la Russia che non attacca mai l’Ucraina, non occupa mai le nostre città. Non uccide mai decine di migliaia di miei connazionali ucraini. Ma non posso cambiare la storia”, ha aggiunto durante la serata di gala, preceduta dalle proteste contro la guerra di un migliaio di manifestanti non lontano dal red carpet, dove alcune star hanno mostrato delle spille rosse contro la guerra. Tra questi anche Billie Eilish, che poi insieme al fratello Finneas ha festeggiato il secondo Oscar in carriera per la miglior canzone originale, ‘What was I made for?’, realizzata per il film Barbie: a 22 anni, la cantante statunitense entra nella storia come la più giovane vincitrice di due Oscar.
© Copyright LaPresse