MILANO – In Italia ci sono 12.874 istituzioni pubbliche in cui prestano servizio quasi tre milioni e mezzo di lavoratori. Compresi i dipendenti pubblici in servizio all’estero. I servizi delle pubbliche amministrazioni centrali e locali a cittadini e imprese hanno un elevato peso economico rispetto alla qualità delle prestazioni erogate. E il divario Nord-Sud, tranne poche eccezioni, è sempre più accentuato. Sono alcuni dei numeri emersi dalla relazione 2019 al Parlamento e al Governo del Cnel sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche amministrazioni centrali e locali a imprese e cittadini.
Il pesante gap con il Nord
I dati, in arrivo da ministeri, Banca d’Italia, Istat e altre istituzioni, messi insieme dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, raccontano anche che “il costo maggiore che pesa su cittadini e imprese riguarda i servizi amministrativi (205 euro pro capite, con un aumento del +0,6%). I servizi legati all’istruzione impegnano mediamente 681 euro per ciascun residente sui bilanci degli enti comunali, i servizi del sociale costano 77 euro pro capite (-1%)”. “Il dato più critico – si legge ancora nella relazione del Cnel – è rappresentato dagli asili nido. Che – tranne pochi casi virtuosi – sono ancora sottodimensionati rispetto alle reali esigenze delle famiglie. E vedono diminuire gli investimenti, rappresentando anche uno dei maggiori ostacoli alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle donne”.
Le stime
Il quadro complessivo che emerge è sempre quello di “un’amministrazione ‘in movimento’ soprattutto grazie al graduale diffondersi dei processi di digitalizzazione all’interno dell’amministrazione pubblica. Che risulta però ancora troppo appesantita, come continuano a segnalare gli indicatori della Banca Mondiale, da un’eccessiva complessità di regole e di percorsi procedurali”.
Il settore sanitario
Sul fronte sanitario, ancora, “l’Italia – sottolinea il Cnel – si colloca tra i Paesi più virtuosi. Anche se i risultati ottenuti in termini di salute e di efficienza sanitaria sono inficiati nel loro valore dal peso delle disparità che si registrano nell’offerta di servizi, nei tempi di attesa e nelle differenze territoriali. Per la propria salute i cittadini spendono mediamente 655 euro all’anno”. E l’Italia è il Paese europeo con le più grandi differenze tra Regioni, avverte il Cnel. Secondo cui il nostro Paese non eccelle in termini di innovazione tecnologica.
La presentazione della relazione è in programma mercoledì prossimo, a Roma (appuntamento alle 10 nella sala del Parlamentino, in viale David Lubin 2) alla presenza, fra gli altri, del presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Tiziano Treu, e della ministra per la Pa, Fabiana Dadone.
(LaPresse)