MILANO – Dopo Assisi, Matera. Papa Bergoglio sbarca in Basilicata in visita pastorale per la conclusione del 27° Congresso Eucaristico Nazionale. Prima di andarsene dalla “città del pane” benedice la Mensa della Fraternità intitolata a ‘Don Giovanni Mele’ e incontra il personale. “Vorrei dirvi: torniamo al gusto del pane” è un passaggio pronunciato poco prima nel suo commento al Vangelo. A Matera lo attende il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), Cardinale Matteo Maria Zuppi che strappa un sorriso al Capo della Chiesa cattolica: “La sua fatica è un esempio per tanti musoni”, dice il leader dei vescovi italiani nel saluto di ringraziamento.
Migliaia di fedeli all’interno dello Stadio comunale XXI Settembre tributano a Bergolio l’ormai classico coro simil-calcistico ‘Francesco, Francesco’. Lo fanno al termine di omelia e Angelus con al centro un’agenda: migranti, guerre, ricchezza e povertà. “Se alziamo muri contro i fratelli, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte”, esordisce Bergoglio in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Poco prima l’account twitter ufficiale della Santa Sede ‘Pontifex’ ha cinguettato: “Nostro impegno per l’edificazione di un futuro che metta al centro anche migranti, rifugiati, sfollati e vittime della tratta” e il leader della Santa Sede aggiunge: “È grazie a questi fratelli e sorelle che le comunità possono crescere a livello sociale, economico, culturale e spirituale”.
Nella sua predica sulla disparità fra il povero “che ha un nome, Lazzaro” e il ricco “di cui non si dice il nome” ma si definisce “solo con l’aggettivo”, papa Francesco ricorda come “succede ogni giorno. Succede in noi questa lotta e nella comunità”. Quanto “è triste questa realtà – chiosa l’ex Vescovo di Buenos Aires – quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote”.
“Le ingiustizie – continua il Papa – le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l’indifferenza verso il grido dei poveri, l’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti”. Si riferisce all’Ucraina (“popolo martoriato”) per cui torna a chiedere “ai capi delle Nazioni la forza di volontà per trovare subito iniziative efficaci che conducano alla fine della guerra”. Si riferisce al Myanmar: “Questa settimana mi è giunto il grido di dolore per la morte di bambini in una scuola bombardata”. “Si vede che è una moda – commenta amaro a braccio – bombardare le scuole nel mondo”.
A fargli eco le parole del Presidente della Cei. La guerra? “Brucia i campi di grano, toglie il pane e fa morire di fame, trasforma i fratelli in nemici”, risponde il Cardinal Zuppi ma la “fanno quelli che hanno la tavola imbandita e mandano a fare la guerra i poveri”. E a proposito di cibo: “Molti che hanno preso il Covid rimasero un tempo privati del gusto – conclude il leader dei vescovi con un parallellismo -. Noi perdiamo il gusto del pane per colpa di un altro insidioso virus, l’individualismo, che ci illude di trovare il gusto solo moltiplicando le esperienze tanto da sprecarle e togliere il pane a tanti che hanno fame e che di fame muoiono, troppi”.
di Francesco Floris