Città del Vaticano, 19 mar. (LaPresse) – Lo sfruttamento della prostituzione è “un crimine contro l’umanità e nasce da una mentalità malata, secondo cui la donna va sfruttata. Al giorno d’oggi non c’è femminismo che sia riuscito a togliere questo dall’immaginario collettivo. E’ una malattia dell’umanità”. Così Papa Francesco rispondendo alla domanda di una ragazza nigeriana coinvolta con l’inganno nella tratta degli esseri umani, “Un’esperienza drammatica – racconta lei -, di totale annullamento delle mia dignità”.
Una domanda che il Pontefice definisce “senza anestesia”: “è la realtà. Sono stato a visitare una delle case delle ragazze liberate dalla schiavitù ma è da non credere. Le ragazze mi raccontavano che iniziavano i lavori e per difendersi attivano una ‘schizofrenia difensiva’, isolano cuore e mente e solo dicono: questo è il mio lavoro. Ma la dignità esterna, sociale, è sul pavimento. Così si difendono: senza alcuna speranza. Alcune sono riuscite a fuggire, ma la mafia di questa gente le perseguita, le trova.
Quando si liberano non hanno il coraggio di tornare a casa. non possono dire la verità alla famiglia, non per codardia, ma perché amano la propria famiglia e rimangono a girare come possono, in cerca di un altro lavoro. Una delle ragazze ha detto che due volte non aveva portato la somma che doveva e le hanno tagliato l’orecchio, ad altre hanno spezzato le dita. Questa è una schiavitù di oggi. Penso allo schifo che devono sentire queste ragazze quando questi uomini le facciano fare qualcosa”. “Se qualche giovane ha questa abitudine la tagli. Chi fa questo è un criminale, questo non è fare l’amore, questo è torturare la donna”. “Chiedo perdono per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale”.