ROMA – La ‘Parnasi connection’ colpisce anche il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò. Sotto la lente d’ingrandimento un incontro col costruttore romano al circolo Aniene l’11 marzo scorso in cui Malagò aveva chiesto un impiego per il compagno della figlia. Pochi mesi prima, il Coni aveva cambiato parere sui parcheggi del nuovo impianto di Tor di Valle.
Parere favorevole al progetto stadio
In un decreto di intercettazione vistato lo scorso 25 maggio, Malagò risulta iscritto al registro degli indagati della procura di Roma. L’indagine della pm Barbara Zuin e dell’aggiunto Paolo Ielo ipotizza che il capo del Coni avrebbe ottenuto “utilità” da Parnasi. In cambio sarebbe stato fornito un atteggiamento favorevole riguardo al progetto del nuovo stadio della Roma.
Un lavoro per il compagno della figlia
Queste “utilità”, secondo l’accusa, sono consistite nell’aver procurato un’occasione di migliorare la propria situazione professionale al compagno della figlia Ludovica, tale Gregorio. Agli atti c’è un incontro tra Parnasi, Malagò e Gregorio avvenuto al circolo Aniene l’11 marzo scorso. I due si incontrano all’Aniene e Malagò annuncia subito: “Dopo arriva Gregorio (il fidanzato della figlia, ndr), te lo volevo presentare. Se giù si fa qualcosa sono contento! Se non si fa, problemi per me non esistono!”.
Esito positivo
Alla fine “qualcosa” si fa: il 23 marzo alla sede di Eurnova si presenta Gregorio. Parnasi gli chiede se sia intenzionato a trasferirsi a Roma a parità di stipendio (4,5 mila euro al mese) e quello gli risponde di sì. Negli atti è ricostruito come pochi mesi prima, nel novembre 2017, il Coni abbia improvvisamente cambiato opinione – da “non conforme” a “conforme” – circa il progetto dello stadio della Roma in merito a una questione di parcheggio dello stadio.
La smentita
Malagò, interpellato sulla vicenda, smentisce tutto. “Questa cosa qui non esiste, non è mai esistita”. Lo stesso presidente Coni, ieri, “ha subito dato incarico al suo legale, avvocato Carlo Longari, di chiedere alla Procura di Roma di essere interrogato quanto prima per chiarire la sua posizione”. Lo fa sapere il Coni in una nota, aggiungendo che il numero uno del Comitato olimpico ha appreso di essere indagato “dalla lettura di alcuni quotidiani”.