Pasolini, Com. Antimafia: “Morte legata al furto della pellicola Salò, coinvolta la Magliana”

Ricostruzioni, ipotesi, intrighi e complotti: a quasi 50 anni dal delitto, nuovi scenari si aprono per la morte di Pier Paolo Pasolini, ucciso all'Idroscalo di Ostia, nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975

Una dimora storica di Pasolini (Foto Carlo Lannutti/LaPresse)

Ricostruzioni, ipotesi, intrighi e complotti: a quasi 50 anni dal delitto, nuovi scenari si aprono per la morte di Pier Paolo Pasolini, ucciso all’Idroscalo di Ostia, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. L’ipotesi della Commissione parlamentare Antimafia è che la sua morte sia legata al furto della pellicola originale di ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’. Pasolini, nel tentativo di recuperare le ‘pizze’ contenenti le pellicole del film ancora in fase di produzione, si sarebbe recato all’Idroscalo di Ostia dove è stato ucciso. E, in questa ipotesi, nella morte del regista-scrittore, sarebbero coinvolti “gruppi malavitosi di rilievo” attigui alla banda della Magliana.

Anche se dal punto di vista processuale “appaiono improbabili soluzioni di carattere giudiziario”, “resta utile, in prospettiva storica, che le ricerche sul movente e sulle modalità dell’aggressione che causarono la morte di Pasolini, entrambe mai chiarite, siano eventualmente riprese alla luce dei pur embrionali rilievi emersi dalla attività di questa Commissione di inchiesta nel corso della XVIII Legislatura”.

Il furto, avvenuto a Ferragosto del 1975, secondo la Commissione, era stato “certamente” organizzato in modo professionale per la pesantezza degli involucri che erano stati lasciati appositamente vuoti per tardare la scoperta. In quella circostanza, ricostruisce la Commissione, erano state trafugate 70 diverse pellicole: ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’, ‘Casanova’ di Fellini’ e un film del regista Damiano Damiani. La presenza di Pasolini, quella notte all’Idroscalo, sarebbe riconducibile al tentativo di recuperare la pellicola originale che comprendeva alcune scene del suo film che, diversamente, altrimenti sarebbero risultate irrimediabilmente perdute.

Nel luglio scorso, la Commissione ha sentito in audizione Simona Zecchi, ricercatrice e giornalista che ha riferito “di aver svolto un colloquio con Nicola Longo”, ex poliziotto attualmente in riposo, che “avrebbe raccontato alla giornalista di aver avuto un ruolo importante nel recupero del materiale sottratto. Peraltro, tale rinvenimento sarebbe stato possibile solo alcuni mesi dopo la morte dello scrittore”. Longo “era entrato in contatto con un grosso personaggio della malavita prossimo al contesto criminale della banda della Magliana” e “si era reso disponibile a far recuperare gli originali del girato portando, come prova dell’effettivo possesso delle pellicole, un frammento del film”. Operazione andata a buon fine perché l’operazione di recupero aveva poi avuto successo in quanto allo le ‘pizze’ furono ritrovate sotto un tombino.

L’unico condannato per la morte di Pasolini è stato Pino Pelosi detto la Rana, a causa degli occhi particolarmente sporgenti che aveva. Nel 1976, Pelosi, all’epoca dei fatti 17enne e ragazzo di vita, venne condannato a 9 anni di carcere per omicidio in concorso con ignoti. La sentenza di appello limitò la responsabilità per l’aggressione al solo Pelosi.

Il cadavere massacrato dell’artista fu ritrovato da una donna sulla spiaggia di Ostia: pestato con un bastone e poi investito due volte, di cui una in retromarcia, con la sua auto. Soltanto dopo si scoprirà che quell’uomo, del tutto irriconoscibile, è Pasolini: a riconoscere la salma è Ninetto Davoli. Qualche ora prima, le forze dell’ordine avevano fermato un’auto che andava contromano e a forte velocità. Alla guida Pelosi, a terra un anello che apparteneva allo scrittore così come l’auto, una Alfa ROmeo Giulia 2000 Gt.

di Laura Pirone

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