ROMA – La crisi del governo giallo-verde con l’ipotesi elezioni sempre più concreta ha risvegliato dal letargo anche Matteo Renzi. Il divorzio tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio è ormai alle battute finali, e l’ex segretario del Pd cerca di farsi largo, cercando una sponda per le possibili alleanze. “E’ folle votare subito, serve un governo di garanzia. Le elezioni potranno esserci già nel 2020, ma prima bisognare evitare l’aumento dell’Iva”, ha detto Renzi in un’intervista al Corriere della Sera auspicando a un governo tecnico tra dem e pentastellati.
Zingaretti lo frena
E a questo punto il Pd si spacca, con la nuova guardia che ha tutt’altri progetti. L’attuale segretario Nicola Zingaretti ha alzato un muro alla proposta del suo predecessore: “Con franchezza dico no. Un accordicchio Pd-M5s regalerebbe a Salvini uno spazio immenso. Nessuna paura del voto”. Poi lo ha ammonito, cercando di evitare altre sue uscite: “Il sostegno a ipotesi pasticciate e deboli, non illudiamoci, ci riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane. Il primo passaggio per costruire l’unità è evitare di instillare veleno tra noi: non si dica chi sostiene queste idee è per far fuori qualcuno, perché ripeto gli avversari io li ho sempre considerati e li considero fuori di noi”, ha concluso.
Franceschini fa da paciere
“Dopo l’intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarsi i cambiamenti di linea. Io lo farò. Anche perché in un passaggio così difficile e rischioso qualsiasi scelta potrà essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del segretario”, ha detto Dario Franceschini affindando lo scettro all’attuale segretario. A luglio Franceschini aveva proposto di aprire al M5S. Renzi aveva annunciato che avrebbe risposto con la sua uscita dal partito. Molto probabilmente da una porta girevole.