Patto di stabilità, accordo rimandato al nuovo Ecofin

Per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti si tratta di "un passo nella giusta direzione"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Giancarlo Giorgetti

Non sono bastate otto ore di negoziati per arrivare all’accordo sul Patto di Stabilità. I ministri dell’Economia Ue non hanno raggiunto l’accordo sulle nuove regole di bilancio anche se le posizioni tra i 27 si sono avvicinate e l’intesa sembra a portata di mano. La presidenza spagnola del Consiglio Ue si è detta pronta a convocare un Ecofin straordinario la settimana prima di Natale per concludere l’accordo entro la fine dell’anno. La novità è l’introduzione nei percorsi di aggiustamento del deficit dello 0,5% annuo, ovvero nella procedura per eccesso di deficit, di una fase transitoria che per un periodo di tre anni (2025, 2026 e 2027) terrà conto dell’aumento degli interessi pagati per le spese nei settori strategici per l’Ue. Una misura che dà più spazio agli investimenti, insomma, e che ha trovato il favore di Francia e Germania e che ha accontentato anche l’Italia.

Giorgetti: “Un passo nella direzione giusta”

Per il ministro Giancarlo Giorgetti si tratta di “un passo nella giusta direzione”: viviamo in circostanze eccezionali, è il ragionamento, e per questo serve un periodo transitorio che tenga conto delle priorità strategiche dell’Europa, in termini di sicurezza e in termini di transizione digitale, energetica e ambientale. “L’Italia non si lamenta rispetto al fatto che noi dobbiamo garantire la sostenibilità fiscale. Abbiamo accettato anche le clausole di salvaguardia proposte dalla Germania – afferma il ministro -. Quello che ribadisco è che, se giovedì i capi di governo continuano a mantenere alti gli standard delle ambizioni europee, le regole fiscali europee devono essere adeguate a questo standard di ambizione”. Non solo, l’ideale per Roma sarebbe che questa fase transitoria diventasse “definitiva”. In ogni caso rimane sempre la linea del “piuttosto che un cattivo accordo meglio le regole esistenti”.

Per la Francia l’accordo con Berlino è passato dal 90 al 95%, “ora manca l’ultimo passo”, afferma il ministro Bruno Le Maire, ovvero convincere i restanti paesi frugali di questa nuova misura di flessibilità nel rientro del deficit. La Germania può accettare di considerare gli interessi per le spese negli investimenti cruciali ma non “l’idea che ci possa essere una sorta di ‘golden rule’ per gli investimenti nell’ambito della procedura di deficit eccessivo”, ha spiegato il ministro Christian Lindner, per cui “c’è un’intesa sul deficit e sulle misure di sicurezza. Adesso si tratta di calibrare queste misure nella maniera corretta”.

Via libera dell’Ue al nuovo Pnrr

L’Ecofin ha dato poi il via libera al Pnrr rivisto dell’Italia, un passaggio quasi obbligato, confermando la valutazione della Commissione europea. Luce verde anche sulla nomina della presidenza della Bei, la Banca europea per gli investimenti. I ministri delle Finanze dell’Ue hanno concordato di sostenere la candidatura della ministra spagnola Nadia Calviño, che ha raccolto più consensi tra i 27 e scalzato l’ex commissaria alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, e l’italiano Daniele Franco. L’Italia ha dovuto rinunciare al suo candidato e convergere sulla vicepremier spagnola. Giorgetti alla riunione dell’Ecofin è intervenuto per contestare la procedura con cui si è arrivati alla nomina di Calviño e ha accettato la decisione comune, citando l’allenatore Boskov: ‘Quando arbitro fischia c’è rigore’. Parlando alla stampa il titolare del dicastero di via XX Settembre ha poi commentato: “Calviño è un’ottima candidata, l’Italia aveva il suo candidato. Diciamo che se Franco fosse stato ministro al mio posto se la sarebbe potuta giocare meglio”. Quanto alla ratifica del Mes, su cui giovedì Giorgetti ha dovuto rendere conto all’Eurogruppo, il ministro sottolinea che la decisione “è nelle mani dell’organo supremo” che è il parlamento e che la discussione è fissata dalla Conferenza dei capigruppo per il 14 dicembre.

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