Pd, a Letta i vademecum di 3.000 circoli: “Il partito è dei militanti, non delle correnti”

Da giugno a dicembre Letta intende mettere in campo, poi, le ‘Agorà democratiche’ per ritessere la tela con chi il partito in questi anni “non lo ha più sentito proprio” e creare ‘una terza via’ rispetto alle formazioni leaderistiche e il M5S dell’uno vale uno e i voti su Rousseau

Foto Stefano Porta / LaPresse Nella foto: Enrico Letta

ROMA “L’esperimento ha funzionato. Il Pd è un partito reale, fatto di persone, non di correnti e bordate”. Al Nazareno sono sicuri: la strada per “trasformare” il partito – il copyright è di Enrico Letta – passa da qui. Mettere “realmente” l’orecchio a terra, a questo è servita la campagna di ascolto lanciata dal segretario, che adesso si dice soddisfatto dei numeri raggiunti: 1.938 i vademecum con le risposte (in massimo 100 parole) ai 20 temi posti; 2.910 i circoli che hanno partecipato alle assemblee e oltre 39 i partecipanti fisici, anche se necessariamente ‘virtuali’ per colpa della pandemia, alle iniziative sul territori.

Il nuovo Pd

“I militanti hanno percepito che, attraverso questo meccanismo di raccolta, le loro idee potevano arrivare in alto, ai vertici del partito”, si commenta ai piani alti. “Siamo riusciti a coinvolgere il territorio sulle idee da mettere in campo per rilanciare il Pd e a far passare l’idea che il Pd è qualcosa di reale e partecipato e diverso dalla rappresentazione che spesso si è fatta di noi”, esulta Stefano Vaccari, responsabile organizzazione della segreteria dem. Adesso i gruppi di lavoro esamineranno il materiale arrivato – “leggeremo tutto”, assicura chi segue il dossier – e faranno la sintesi, che sarà poi consegnata dal segretario all’assemblea nazionale in calendario il prossimo 17 aprile.

Gli obiettivi di Letta

Da giugno a dicembre Letta intende mettere in campo, poi, le ‘Agorà democratiche’ per ritessere la tela con chi il partito in questi anni “non lo ha più sentito proprio” e creare ‘una terza via’ rispetto alle formazioni leaderistiche e il M5S dell’uno vale uno e i voti su Rousseau. Coinvolgere gli iscritti sui grandi temi e creare un Pd “di prossimità”, che faccia valere la rete capillare sul territorio l’obiettivo. Forte nell’identità e nell’organizzazione, il Partito democratico avrebbe così le carte in regola per guidare “da leader” la coalizione che Letta ha in mente.

Il confronto

Gli incontri degli ultimi giorni, da Conte e Di Maio a Fratoianni, sono andati bene. Il dossier amministrative, però, resta spinoso. A confermarlo al segretario è il suo circolo d’appartenenza, a Testaccio. Sul muro c’è una foto di Roberto Gualtieri e l’indicazione data dai militanti al leader è stata chiara: “A Roma bisogna vincere” e Virginia Raggi “no, non ha di certo fatto bene”. Poi ci sono i temi identitari, rispetto ai quali chi anima feste e assemblee non intende indietreggiare: dallo Ius soli alla legge Zan contro l’omofobia, passando per il voto ai sedicenni. Il percorso del segretario, insomma, è appena all’inizio. Dall’esterno, lo osserva anche Rosi Bindi. Tornare nel Pd? “Vediamo – risponde – siamo solo all’inizio ma non lo escludo. Resto un’attenta osservatrice. Andarmene non è stata una decisione presa a cuor leggero”.

(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)

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