Pd: Bonaccini si candida, no classe dirigente decisa da correnti. Terzo polo non sia strabico

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse Nella foto: il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini

L’annuncio, come atteso, arriva in mattinata dalla sua Campogalliano, paese della provincia di Modena in cui è nato e in cui è iniziata la sua carriera politica, nelle fila del Pci. Stefano Bonaccini, 55 anni, presidente della Regione Emilia Romagna, si candida alla segreteria nazionale del Partito democratico. Si tratta del secondo candidato ufficiale per la guida del Nazareno, dopo quella di Paola De Micheli. E presto potrebbero aggiungersene altre, come quella di Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, anche se la più attesa resta quella della deputata indipendente Elly Schlein, che nei giorni scorsi ha annunciato l’intenzione di partecipare al Congresso, senza però sciogliere la riserva sulla sua candidatura.

Bonaccini, come previsto, rompe gli indugi il giorno dopo il voto dell’Assemblea nazionale che anticipa le tappe del Congresso, fissando il 19 febbraio la data delle primarie per la scelta del nuovo segretario. “In queste settimane”, esordisce Bonaccini davanti ai compagni di circolo e ai numerosi presenti, dentro e fuori la sezione, tra cui Graziano Delrio, “tantissimi mi hanno chiesto di candidarmi. Sento il peso e la responsabilità perché sono consapevole di come il Pd sia necessario per la stessa qualità democratica del Paese. In gioco per la prima volta da quando è nato c’è la vita stessa del nostro partito, e non la mia candidatura o il mio destino personale”.

Per il governatore dell’Emilia Romagna, intenzionato a portare avanti il mandato in Regione fino al 2025, “quello che getta sconcerto è l’idea che stavolta ci possa essere la nostra liquidazione, o che ci si possa perdere rispondendo alle sirene di chi, pur essendo all’opposizione come noi, passa tutto il suo tempo ad attaccare il Pd”. Di fronte a tutto ciò, sprona, “è inaccettabile restare paralizzati, io credo che il nostro compito sia rialzarci e rimetterci in cammino”. Quindi il ringraziamento al segretario uscente Enrico Letta, “che si è caricato di troppe colpe”, e l’attacco frontale alle correnti, alle quali rivendica di non aver mai partecipato e alla quali, dunque, non chiederà sostegno.

Nel Pd “serve un gruppo dirigente nuovo e noi lo abbiamo sul territorio, nelle Regioni e nei Comuni. Non possiamo più permetterci di selezionare la classe dirigente attraverso le correnti. Se vogliamo che il cambiamento sia profondo, dobbiamo cambiare metodo, tornare all’antico”, la ricetta che indica. Servirà, inoltre, semplificare il messaggio e riscrivere l’agenda, puntando su sanità e scuola pubblica. Il Pd dovra tornare “un partito da combattimento”, ma basta con il “teatrino politico degli insulti” agli avversari.

Certo, Bonaccini sa che il congresso non basterà a risollevare il partito: “Ci aspetta una vera e propria traversata nel deserto. Perché il nostro compito è far tornare ad essere il Pd un grande partito popolare, perno di un nuovo centrosinistra capace di battere la destra nelle urne alle prossime elezioni”. Elezioni che andranno vinte nelle urne perché, sostiene, “abbiamo davanti cinque anni di opposizione, ma fra cinque anni dovremo, insieme, aver costruito un Pd che vince. La stagione in cui si sta al governo anche se non si vince è finita”.

Intervistato nel pomeriggio da Lucia Annunziata su Rai3, Bonaccini si rivolge poi a Movimento 5 Stelle (al quale “non dobbiamo delegare la rappresentanza della sinistra”) e al Terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda: “Divisi si perde, siano meno strabici”. Infine, le parole di stima e amicizia nei confronti della sua vice in Regione e possibile avversaria al Congresso, Elly Schlein: “Sarà una bella sfida se Elly vorrà candidarsi. La cosa che mi fa piacere è che ha deciso di entrare in questo nuovo processo costituente, e spero che tanti giovani come lei la possano seguire”.

Intanto, l’ala sinistra del partito resta critica sulla compressione dei tempi della fase congressuale. “Mi pare che, al di là della buona volontà dei progettisti di questo percorso, si vada, nei fatti, verso un congresso ordinario. È la costituente più breve della storia delle forze politiche”, osserva Andrea Orlando. Mentre Articolo 1 si prepara alla ‘sfida’: “Abbiamo chiesto e ottenuto di poter entrare nel percorso costituente. Presenteremo entro la metà di dicembre la nostra idea di nuovo partito”, anticipa il coordinatore nazionale, Arturo Scotto.(LaPresse)

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