MILANO – Il ‘Manifesto per la costruzione di una lista unitaria delle forze politiche e civiche europeiste’ ideato da Carlo Calenda in vista delle elezioni europee di maggio è rivolto non solo al Pd, che sulla sua proposta è “per una volta unito e compatto”. Ma anche “a +Europa di Emma Bonino e ‘Italia in comune’ del sindaco Federico Pizzarotti ma soprattutto agli italiani”. Lo dice Carlo Calenda in un’intervista a ‘Repubblica’. “L’obiettivo – aggiunge – è di unire il Pd e altre forze dietro una idea. Non farei mai una scissione, ne’ inaugurerei un partito personale: io sono iscritto al Pd. Resto nel Pd, ma il Pd non basta”.
Per Calenda lo scopo “del manifesto è quello di utilizzare il tempo da qui al 21 marzo, data indicata da Prodi come grande festa europe. Per moltiplicare le adesioni su tutto il territorio italiano e fare partire una mobilitazione tra i cittadini”. L’ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni non esclude una sua candidatura: “Se il progetto, che vuole parlare agli elettori popolari, liberali e social democratici, vedrà la luce sì, mi candiderò. Altrimenti, no. Penso che queste elezioni europee siano come quelle del 1948, in cui si decide se si sta in Occidente o fuori dell’Occidente. Non credo che gli italiani vogliano vivere in un paese simile alla Russia di Putin. Che il leader leghista Matteo Salvini indica come il suo modello e mentore”.
L’ex ministro cerca maggiore coesione
Secondo Calenda “la parte dell’Italia europeista e anti sovranista si riconosce solo in parte nei partiti che ci sono. Mentre costruendo una lista di persone serie e competenti, i molti che hanno firmato l’appello dagli operai delle aziende in crisi, al Terzo settore, alle promotrici della manifestazione delle donne ‘Roma dice basta’, coloro che lavorano nel sociale, imprenditori come Andrea Illy, Alberto Bombassei, il mondo della scienza e della cultura potrebbero riconoscersi. Aggiungo che nel Pd per una volta dall’ex premier Paolo Gentiloni a Marco Minniti, ai candidati alla segreteria dem, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti, sono tutti d’accordo”.
Quella dei simboli per Calenda “è una cosa secondaria. Ho massimo rispetto per i simboli dei partiti. Ma l’importante – sottolinea – è che ci sia una bandiera unica dietro la quale si schierino non solo i partiti, ma anche i cittadini. Chi fatica, chi studia, chi lavora e produce insomma tutti coloro che vogliono far progredire l’Europa e rimanere nel gruppo dei grandi Paesi fondatori. E non andare appresso all’Ungheria ne ritrovarsi in Venezuela grazie ai deliri del M5S. Questo è il fermo desiderio della maggioranza degli italiani, ritengo”. Il manifesto è diverso dalla lista Uniti nell’Ulivo perché “c’é una differenza sostanziale con il 2004. Le forze progressiste sono molto più deboli e quindi non può essere un lista animata solo dai partiti. O c’è una grande mobilitazione popolare o questo progetto non tiene”.
(LaPresse)