NAPOLI (Mauro De Riso)– Da nemici giurati ad alleati. I margini per intraprendere un percorso comune con il Movimento 5 stelle esistono su “tematiche condivise”, in primis “il Salario minimo, la Sanità pubblica, il no all’autonomia e alla revisione del Pnrr, le politiche contro la povertà”. Eppure Antonio Misiani, commissario regionale del Partito democratico in Campania, sa benissimo che, se questa è la linea, sarà difficilissimo tenere insieme le varie anime del Pd, “intraprendendo un percorso unitario per arrivare al congresso e definire la nuova leadership regionale del Partito”. Perché il congresso regionale, invocato di recente soprattutto dall’area deluchiana del Partito democratico, è l’ultimo dei pensieri di Elly Schlein, che a sei mesi dall’elezione a segretario Pd non ha ancora capito esattamente cosa vuole fare da grande.
Sen. Misiani, nelle ultime ore il Pd ha predicato unità su diversi temi, ma resta ancora la sensazione che ci siano varie anime da tenere insieme.
Il pluralismo è nel Dna del Partito democratico, da sempre. Siamo abituati ad una dialettica interna, che può rappresentare anche un valore aggiunto. Da parte mia, continuerò ad interpretare il mio ruolo di facilitatore del confronto e di un percorso unitario per giungere al congresso e ad una nuova leadership regionale in tempi ragionevolmente rapidi.
Sia più preciso. Ci sono date, atti concreti?
Non ancora.
Intanto avete alzato la voce per contestare la revisione del Pnrr decisa dal Governo. Non credete agli annunci sulle nuove misure di finanziamento dopo i tagli?
Innanzitutto non c’è nessuna certezza, al momento, che le opere vengano rifinanziate. E poi lo strumento del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc) non è la soluzione giusta, in quanto all’80% quelle risorse sono destinate al Sud. Con questa rimodulazione soltanto il 40% dei fondi sarebbe poi indirizzato al Mezzogiorno. Stiamo assistendo ad uno scippo nei confronti del Sud, in particolare della Campania, con tagli da 1,7 miliardi di euro, e dell’area di Napoli, la più penalizzata in Italia secondo gli studi di OpenPolis con un taglio da 825 milioni. A fare ancora più rabbia, inoltre, è l’assenza di confronto con i territori: questa decisione è stata calato dall’alto, senza preavviso.
Anci nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme soprattutto per i Comuni.
Concordo in pieno con Anci. A cambiare infatti sono anche le normative riguardanti la realizzazione degli investimenti. Il Pnrr, infatti, prevede un regime semplificato, mentre con le altre misure si applica regolarmente il Codice degli Appalti, con tempi evidentemente più lunghi per il completamento degli interventi. Ed è stata proprio Anci a dimostrare in maniera dettagliata come le opere di competenza dei Comuni erano in fase nettamente più avanzata rispetto a quelle di competenza dei Ministeri. Eppure a subire i tagli e ad essere penalizzati sono stati soprattutto gli Enti locali.
C’è poi la questione relativa alla sospensione del Reddito di cittadinanza.
Il dato che sta emergendo è che il Governo dà la sensazione di essere contro il Sud. La sospensione attuata ad inizio agosto fa perdere anche il carattere universalistico del Reddito. E tra l’altro, le misure sostitutive che saranno introdotte nel 2024 prevedono il 25% di risorse in meno. Ma il Pd non era contrario all’introduzione del Reddito di cittadinanza qualche anno fa?
E’ vero, il Pd era contrario e ne ha sempre chiesto la riforma, al punto che il ministro Orlando durante la scorsa legislatura aveva insediato una commissione che aveva formulato proposte dialogando con le realtà e gli studiosi che si occupano di povertà. Ma dalla riforma alla cancellazione passa un abisso.
Il Pd sembra molto interessato al Movimento 5 Stelle.
E noi non ci sottraiamo alla battaglia comune su temi condivisi. Lo abbiamo dimostrato firmando insieme al Movimento 5 stelle la proposta di legge sul Salario minimo. Quando le forze politiche di opposizione sono unite, d’altra parte, il Governo va in difficoltà. E auspichiamo la stessa unità sul no all’autonomia differenziata e ai tagli del Pnrr, sulla Sanità pubblica e sulle politiche di contrasto alla povertà.
Il ‘campo largo’ sperimentato a Napoli, dunque, può essere una soluzione valida anche su scala nazionale?
Quella di Napoli rappresenta sicuramente un’esperienza positiva. E più in generale in Campania alle ultime Amministrative il ‘campo largo’ ha prodotto buoni risultati in vari Comuni, con riscontri migliori per il centrosinistra rispetto al resto del Paese. Poi è chiaro che le alleanze vanno costruite territorio per territorio non in laboratorio, ma sulla spinta della condivisione di idee, proposte e candidature.