Roma, 13 apr. (LaPresse) – “Io la mia parte di responsabilità me la prendo, per non avere fatto abbastanza per impedirlo, ma se la dovrebbero assumere anche le firmatarie del documento.
Dov’erano loro, prima? E si può parlare di cinismo? O addirittura di mancanza di fiducia? Le parole sono importanti. Non scherziamo”. Così Valeria Fedeli in un’intervista a Repubblica. “mi sono resa conto dopo, con dolore, che la mia candidatura rispondeva a un espediente. È mancata la valutazione su quel che stava accadendo, che però riguarda tutte noi – sottolinea -Non ci sono giustificazioni politiche. È stato un errore, che non va ripetuto”.
“il documento arriva dopo il voto, senza fare autocritica – attacca Fedeli – Io me la prendo invece la mia parte di colpa, per non averlo fatto notare prima: ma nelle scorse settimane avevo sollevato il tema, anche sui capigruppo al maschile. L’altra cosa che ci divide è che si dimentica le tante cose buone che i nostri governi hanno realizzato sul fronte dell’avanzamento dei diritti delle donne: dalla lotta al femminicidio alle politiche di sostegno alla natalità, dalle misure contro le dimissioni in bianco all’essere stato il primo esecutivo ad avere avuto il 50% di ministre”.