MILANO – Panico e sdegno. Una buona fetta di Pd non ha preso bene la proposta di Dario Franceschini di riprendere il dialogo con il Movimento 5 Stelle per mettere all’angolo la Lega. L’ex ministro dei Beni culturali ha ricevuto un secco no soprattutto da Matteo Renzi e dai renziani, oltre che dal diretto interessato, il capo politico pentastellato, Luigi Di Maio.
La proposta è quella di provare a “costruire un arco di forze che, anche se non governano insieme, sono pronte a difendere i valori umani e costituzionali che Matteo Salvini calpesta e violenta ogni giorno”. E si basa su una riflessione precisa: tra Carroccio e Cinquestelle non c’è la stessa ‘affinità’ di valori che potrebbe esserci con i dem, soprattutto sulla questione migranti (ma non solo). Perché, nonostante “i limiti enormi dei 5 Stelle, i toni insopportabili, l’incapacità nell’azione di governo, la disgustosa strumentalizzazione della vicenda di Bibbiano”, il dirigente del Nazareno non riesce a fare a meno di notare come sull’elezione di David Sassoli a presidente del Parlamento europeo e di Ursula von der Leyen a capo della Commissione Ue gli uomini di Di Maio abbiano avuto un “comportamento diverso”.
Il vicepremier, però, bolla come “fantasia” ogni possibile voce di corridoio. E lo fa pubblicamente: “Noi siamo orgogliosamente diversi da certe forze politiche che non hanno avuto il coraggio di prendere una posizione ben precisa dopo lo scandalo sugli affidi dei minori di Bibbiano e che vedono propri esponenti coinvolti in questa drammatica vicenda”.
Dal mondo Pd, invece, è l’ex presidente del Consiglio a scagliarsi pesantemente contro la proposta: “Prendo sul serio le parole di Franceschini, in una intervista in cui per metà attribuisce a me la colpa di tutto ciò che è successo in questi mesi e per metà fa l’elogio del M5S. ‘Insieme possiamo difendere certi valori’, dice Dario dei grillini. Insieme a loro, ok. Ma senza di me”.
Renzi è chiaro: “Se qualcuno vuole davvero fare questo accordo ci provi, alla luce del sole. Io non condivido e per il rispetto che devo a chi mi ha eletto, non voterò la fiducia a un governo Pd-M5S”. Un leit motiv che ha percorso tutta la ‘dorsale’ renziana della galassia democratica, dalla vicepresidente del partito, Anna Ascani, all’ormai ex segretario regionale della Sicilia, Davide Faraone.
Alle varie voci in dissenso si unisce anche Carlo Calenda
“Suggerisco a al Partito democratico una definitiva smentita sulla ricerca di un accordo con i Cinquestelle”, dice l’europarlamentare. Anche se, a onor del vero, il segretario, Nicola Zingaretti, non sembra raccogliere l’idea di Franceschini, tenendo una linea più soft ed equilibrata, ma non meno decisa: “Il nostro partito cresce e facciamo paura, c’è un attacco contro di noi senza precedenti, sulla base di indecenti campagne social, soprattutto da parte dei 5 Stelle”. Capitolo chiuso. Almeno per il momento. (LaPresse)