MILANO – L’uscita dei renziani non è stato un fulmine a ciel sereno in casa Pd, ma ha comunque fatto male. Non solo per l’indebolimento dei gruppi parlamentari, ma soprattutto per la frammentazione del consenso (così dicono i sondaggi) che era in risalita e ora torna a scendere. Nicola Zingaretti e i suoi devono tamponare questa falla tornando nelle piazze, con i banchetti, tra la gente “per amore dell’Italia”, la campagna di ascolto per il lancio del tesseramento.
Iniziative che, nonostante le punzecchiature tra vecchi compagni di partito, hanno comunque attirato l’attenzione di molti cittadini in giro per lo Stivale. Forte del risultato, nel messaggio di ringraziamento ai volontari il segretario nazionale ha suonato la carica: “Una forza straordinaria. Vogliamo un Italia più verde, più giusta e più competitiva. Nessuno ci fermerà”.
Il governatore del Lazio porta avanti il suo progetto per rimettere in carreggiata i dem, nonostante gli ostacoli delle ultime settimane, cercando di riprendere quel binario che sembrava giusto dopo i risultati delle scorse elezioni europee. Il modello di forza politica che ha in mente “la costruiremo con il buongoverno e riorganizzando nelle città e nei paesi una presenza attiva con le persone”, assicura Zingaretti, che esorta: “Non fermiamoci più”.
Al Senato, però, il Pd registra un’altra uscita, quella di Annamaria Parente, che passa nel gruppo di Italia Viva. “Cresciamo in Parlamento: da oggi si è unita a noi una delle senatrici più brave e competenti. Annamaria ci ha aiutato molto sul Dopo di Noi, sul sociale, sul Jobs act, sul ruolo delle donne nella società”, le dà il benvenuto Matteo Renzi. “Arricchisce la Casa comune con la sua intelligenza e la sua preparazione. Benvenuta a lei e ai tanti che ci stanno dando una mano su tutti i territori”.
Un campanello d’allarme che al Nazareno non vogliono sottovalutare
Tanto che in campo per il tesseramento sono scesi diversi membri della squadra di governo, dai Lorenzo Guerini, Enzo Amendola, Giuseppe Provenzano, Francesco Boccia e Paola De Micheli, al sottosegretario Andrea Martella. Ma anche big del partito, come Andrea Orlando e Maurizio Martina. Tutti impegnati per riallacciare il filo del dialogo con l’elettorato, anche quello più deluso, ma soprattutto per bloccare nuovi esodi verso Renzi e la sua Italia Viva. Perché la partita del futuro per il Pd è soprattutto quella contro il suo passato. (LaPresse)