ROMA – Nel Partito democratico si infiamma il dibattito interno in vista degli appuntamenti dell’autunno. A poche ore dalla proposta avanzata dal presidente Matteo Orfini di “sciogliere il partito e rifondarlo”, Maurizio Martina prova a riportare ordine nel partito. “Più che discutere di scioglimenti del Partito Democratico o di rinvii del congresso – ha detto il segretario nazionale alla Festa dell’Unità di Genova – facciamo invece tutti un passo avanti per il futuro. Il Congresso ci sarà, faremo le primarie a gennaio”. Poi la bordata: “Basta con questa idea che tutti possono dire tutto, parole in libertà”.
Calenda invita a cena i leader di partito
La discussione però resta animata. L’ultima voce levatasi era stata in mattinata quella di Carlo Calenda. Su Twitter l’ex ministro dello Sviluppo economico ha invitato a cena a Matteo Renzi, Marco Minniti e Paolo Gentiloni per provare a creare un fronte compatto. L’idea era stata di Giuliano Da Empoli, uno dei consiglieri dell’ex segretario. “La Storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del Pd verso l’irrilevanza e la sottomissione al M5S”. Una stilettata al governatore del Lazio Zingaretti, che ha detto di voler parlare con gli elettori di sinistra che hanno votato 5 Stelle.
Renzi ancora presente
La risposta di Renzi arriva tramite fonti a lui vicine. Massima disponibilità a sedersi al tavolo, fanno sapere, a condizione che sia chiaro che non c’è nessun accordo possibile coi 5 Stelle e con la Lega. Poi è lo stesso ex segretario a prendere la parola su Facebook. “Una volta alla settimana parte il dibattito sul futuro del Pd. C’è chi lo vuole sciogliere e chi lo vuole rilanciare. Chi propone cene di chiarimento e chi vuole congressi di discussione politica. Chi vuole la società civile e chi dice: più potere agli iscritti. Tutte scelte legittime e rispettabili. Io penso che oggi il problema non sia il Pd. Questo Governo è il problema del Paese, non il Pd. La maggioranza parlamentare sta bloccando l’Italia, non l’opposizione”.
La frecciata a Zingaretti
“Il Pd deve smetterla col fuoco amico che troppe volte ha colpito e indebolito chi stava al governo – prosegue Renzi -. Ci sarà un congresso e chi lo vincerà avrà l’aiuto degli altri. Ma dopo sei mesi di analisi psicologica e di terapia di gruppo, possiamo iniziare a fare opposizione dura? Oppure c’è ancora qualcuno che pensa che dobbiamo fare l’accordo con i 5 Stelle che mettono in discussione i vaccini e mettono i bastoni tra le ruote a chi vuole creare posti di lavoro?”, conclude. E il riferimento è a quella che al momento sembra la personalità politica che più delle altre è in grado di puntare alla segreteria. Quel Nicola Zingaretti, unico ad aver riportato una vittoria di livello nelle ultime competizioni elettorali – la riconferma alla guida della Regione Lazio – ma che agli occhi dell’ex premier ha la colpa di aver aperto troppo ai 5 Stelle.