Da una parte l’opposizione, “nel Paese e in Parlamento”, dall’altra il percorso per mettere a punto il ‘nuovo Pd’, con la consapevolezza che “non ci sarà congresso senza fase costituente”. Enrico Letta riunisce la direzione dem e prova a tracciare la road map: lavoro serrato, di tutti, sulle controproposte alla manovra targata Meloni sulle quali combattere nelle commissioni prima e in Aula poi, mobilitazione sul territorio, incontri congressuali.
Avanti, quindi, senza rincorrere nessuno. Né Giuseppe Conte, che – ammettono i dem – “sembra aver capito che l’opposizione la deve fare a Meloni e non a noi”, né Carlo Calenda, che incontrerà la premier (“Ognuno interpreta il suo ruolo come crede”, la linea del Nazareno).“Siamo in bilico rispetto alla recessione ed è necessario che ci siano le scelte giuste, ambiziose”, avverte Letta, tornando a definire la legge di bilancio “improvvisata, iniqua e inadeguata”.
Il segretario definisce “inimmaginabili” i tagli sulla sanità e attacca una manovra che “liscia il pelo agli evasori”. I dem propongono allora di rendere strutturale il taglio del cuneo, insistono sul salario minimo e sulla riforma del reddito di cittadinanza: “Irresponsabile – attacca Antonio Misiani – smantellare l’unico strumento in campo contro la povertà”. Il leader dem lancia per il 3 dicembre una giornata di mobilitazione sui territori, mentre il 13, 14 e 15 gennaio si svolgerà l’iniziativa ‘In Piazza per il Nuovo Pd’.
Su un binario parallelo si muove il percorso congressuale, che continua a essere fatto di attese e polemiche. La direzione approva con 3 voti contrari e 8 astensioni il comitato costituente proposto da Letta. “Garanti” saranno lo stesso segretario e il leader di Art.1 Roberto Speranza, che insieme a Pier Luigi Bersani lasciò il partito in polemica con Matteo Renzi e adesso compie un nuovo passo verso la sua ex, nuova, casa. Ben 87 i componenti permanenti: la squadra è composta per un terzo da parlamentari, per un terzo da rappresentanti dei territori e per un terzo da esterni.
Tra questi anche l’ex ministro Enrico Giovannini, gli scrittori Maurizio De Giovanni e Viola Ardone, il ricercatore e sociologo Mauro Magatti e la filosofa Chiara Saraceno. Candidati alla segreteria, presidenti di regione, sindaci delle Città metropolitane, presidenti di Eurocities, Anci, Upi e Ali saranno “invitati permanenti”, insieme a un rappresentante dei parlamentari eletti all’estero, il presidente Circoli esteri, due segretari regionali, tre segretari provinciali e tre segretari di circolo. “Così arriviamo a 101”, scherza qualcuno in Transatlantico, ricordando una cifra cara alla storia dem.
Ironie a parte, però, le frecciatine interne non mancano. “Dalla Direzione la conferma di un percorso burocratico. Ma il Pd è più importante. Faccio un appello ai candidati e candidate, per provare a trasformare tutto questo in un successo. Animiamo la partecipazione con le nostre idee”, attacca su Twitter Paola De Micheli, candidata alla segreteria dem. Il collettivo delle donne, che nei giorni scorsi aveva raccolto oltre mille firme per anticipare le primarie, torna sul piede di guerra: “Esprimiamo contrarietà nel metodo sulla selezione dei nomi indicati da Letta per il comitato costituente: rileviamo un tentativo di autoconservazione, lo stesso che ci ha portato alla sconfitta alle elezioni politiche”, tuonano.
Anche Chiara Gribaudo, che in direzione si astiene, esprime perplessità: “Credo ci sia stata una mancanza di trasparenza. Capisco non sia facilissimo trovare un criterio e capisco che tutto si possa sistemare in corso d’opera, ma sono troppo pochi gli under 40”, dice. Da Letta arrivano rassicurazioni: il segretario ha fatto altre proposte e il comitato sarà presto integrato con nuovi nomi. A mancare, almeno per ora, sono invece i nomi dei candidati. Se Stefano Bonaccini prova a parlare da segretario in pectore (“Il primo impegno che prendo se divento segretario, è che tra 5 anni quando si tornerà a votare, perché ora faremo opposizione e ci farà bene, il Pd tornerà a governare perché ha vinto le elezioni”, assicura), gli altri possibili contendenti prendono tempo.
Matteo Ricci e Dario Nardella saranno a Roma rispettivamente sabato e domenica per presentare le loro “idee per il Pd”, ma non è ancora detto che arrivi l’ufficialità della candidatura. Ancora alla finestra Elly Schlein, mentre nei capannelli si sonda il nome di Enzo Amendola, che, spiega qualcuno, “potrebbe unire il fronte del Sud, da Antonio Decaro a Vincenzo De Luca. Sempre che – è l’azzardo – non sia il governatore campano in prima persona a voler scendere in campo”.(LaPresse)