ROMA – Clima teso nel campo progressista. È bastato l’annuncio che Articolo 1 fosse vicino a esaurire il suo compito con il ritorno quindi in casa Pd del gruppo che uscì nel 2017 in piena contestazione con l’allora segretario, Matteo Renzi, per far alzare un polverone ‘old style’. In particolare, sono i ragionamenti espressi da Massimo D’Alema, in videocollegamento per il brindisi di fine anno con gli altri dirigenti di Art.1, ad accendere gli animi. L’ex premier, infatti, ha detto che il Partito democratico è “guarito dal renzismo, una deriva devastante, una malattia”, ecco perché ora è momento di far rientro alla casabase. Ma non aveva fatto i conti con chi tra le file dem ci è rimasto, superando anche la seconda scissione, quella dei renziani nel 2019.
La reazione è durissima. “Le parole rozze di D’Alema vanno in senso contrario: guardano al passato e rimestano rancori mai sopiti. Se questi sono i presupposti per ragionare su future evoluzioni del partito, per noi semplicemente la questione non esiste”, tuona il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore nazionale di Base Riformista. A stretto giro di posta è Dario Stèfano a rincarare la dose, scrivendo su Twitter: “Caro D’Alema, la malattia del Pd è stata causata dalla difesa ad oltranza della ‘Ditta’, anche quando sarebbe stato più saggio andare in mare aperto”. Anche l’ex capogruppo a Palazzo Madama, Andrea Marcucci, sceglie i social per esprimere il suo disappunto: “D’Alema è un esperto, avendone vissute e provocate molte fin dai tempi del Pci-Pds. La legislatura volge al termine, ci sono le condizioni per un Congresso costituente”.
Ma non è solo l’ex gruppo dirigente a non gradire certe affermazioni. Da fonti del Nazareno trapela, infatti, la “profonda irritazione” per le parole usate dall’ex premier. E subito dopo è un tweet di Enrico Letta a far comprendere il mood del momento: “Il Pd da quando è nato, 14 anni fa, è l’unica grande casa dei democratici e progressisti italiani. Sono orgoglioso di esserne il segretario pro tempore e di portare avanti questa storia nell’interesse dell’Italia”. Quindi, conclude il leader dem: “Nessuna malattia e quindi nessuna guarigione. Solo passione e impegno”.
Matteo Renzi, però, non si lascia scappare l’occasione per affondare il colpo e, tramite i suoi canali social, punge: “D’Alema rientra nel Pd dicendo che chi lo ha portato al 40%, a fare le unioni civili, ad avere l’unico governo con la parità di genere, a creare più di un milione di posti di lavoro è un malato. Sono parole che si commentano da sole”. Lanciando anche un messaggio ai suoi ex compagni di strada: “Un pensiero a chi è malato davvero, magari nel letto di un ospedale. E un abbraccio a chi sognava il partito dei riformisti e si ritrova nel partito dei dalemiani”.
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