MILANO – La sua tenda si è avvicinata al Pd? “Sì, si è avvicinata abbastanza, è stata una giornata che ha rianimato tutti. Cioè trovarsi al seggio in tanti è stato come dire ‘beh, si può ricominciare’. Tutto qua”. Risponde così l’ex premier, Romano Prodi, ai microfoni di ‘diMartedì’, la trasmissione in onda questa sera su La7, a proposito delle primarie del Partito democratico.
Primarie dem, l’analisi di Romano Prodi
Quando gli viene chiesto se questo risultato di partecipazione possa spingerlo a riprendere la tessera, però, frena: “Questo dipende dalle cose che seguiranno”, afferma. “Il problema è di avere una capacità di apertura e di comprensione di problemi che per un po’ di tempo è mancata. La tessera – continua l’ex presidente della Commissione Ue – vuol dire essere insieme in uno schieramento ampio che comprende gente anche diversa, ma che abbia gli stessi obiettivi dal punto di vista un po’ sulla distribuzione dei redditi, dei rapporti con gli altri paesi europei insomma che faccia riprendere una strada comune. Dopodiché arriva anche la tessera ma bisogna tracciare il cammino”.
Il Pd deve puntare su inclusività e gioco di squadra
Per Romano Prodi la parola d’ordine del Pd deve essere “più inclusivi”. Ai microfoni di ‘diMartedì’, la trasmissione in onda stasera su La7, l’ex premier spiega: “Questa è una cosa estremamente importante. In tutte le democrazie di tutti i Paesi europei, ma anche di tutto il mondo, non ci sono più i grandi partiti che stanno da soli, cui sono i partiti che sanno raccogliere intorno a sé gli altri. Questo è un problema non solo per il centrosinistra, è un problema per tutti”.
Il ruolo di Renzi nel futuro assetto del Pd
L’ex presidente della Commissione Ue, quando gli viene chiesto se l’inclusività riguarda anche Matteo Renzi, replica: “Inclusivi vuol dire inclusivi. Il problema è inclusivi facendo un gioco di squadra”, aggiunge. “Ecco quindi i rapporti con la società, i rapporti con i sindacati, i produttori, con tutto l’associazionismo che è il cuore della società italiana. Non è una società verticale la nostra, è fatta di tanta gente con tanti interessi, multipla e bisogna raccogliere, nella società italiana bisogna raccogliere, non bisogna imporre”, afferma.
“Il nome si può cambiare, l’Ulivo non è più di moda, ma l’idea era quella. Mettiamo insieme persone che provengono pure da diverse forme politiche, ma che hanno gli stessi obiettivi. Quindi allora si metteva insieme un riformismo cattolico, un riformismo socialista, liberale… però riformismo e quindi il senso della maggior giustizia sociale che unisce anche ideologie diverse”, sottolinea.
Il giudizio sul vicepremier Salvini
L’ex premier si è espresso anche sul vicepremier leghista. Matteo Salvini è razzista? “Sì. Nel senso che quando dici ‘noi siamo diversi dagli altri’, dici anche questo. Mentre noi siamo una parte di mondo, con una grande cultura, una grande civiltà che dobbiamo custodire, ma con la cultura e non con l’odio”.
(LaPresse)