MILANO – Al nuovo Pd un po’ di tempo in più prima di tornare al voto non avrebbe fatto male. La situazione, però, è precipitata di colpo e al leader Nicola Zingaretti non resta che rimboccarsi le maniche e preparare il partito alla sfida delle urne. Chiamando a raccolta tutte le anime dem, anche quella vicina a Matteo Renzi, che il segretario chiama a far parte “di una bella squadra per cambiare il Paese”.
Zingaretti richiama il Pd all’unità
Il mood è invocare l’unità: “Il Pd è ricco di tante personalità, divise sono un disastro, ma se si uniscono sono imbattibili”. Il governatore del Lazio vede uno scontro Lega-Pd alle elezioni, confortato anche dal trend dei sondaggi secondo cui sarebbe ancora il secondo partito d’Italia, a buona distanza dal Movimento 5 Stelle. Col quale non ci saranno accordi per governi di scopo, unità nazionale o governicchi: “Sono contrario a qualsiasi trasformismo, bisogna andare al voto. Nessuno faccia il furbo su questo”.
Lo scopo è battere Salvini
L’obiettivo è evitare che Matteo Salvini scali la posizione più alta a Palazzo Chigi: “Non credo sia la soluzione, casomai è parte del problema”. Se diventasse premier sarebbe come se qualcuno facesse entrare dentro casa “un lupo che lo sbrana”. Posizione confermata anche dalla vice segretaria, Paola De Micheli: “Non ci sono le condizioni per un altro governo”. Dal Nazareno il mirino è puntato verso il segretario leghista e il suo doppio ruolo di futuro candidato premier e ministro dell’Interno, se sarà questo esecutivo, seppur sfiduciato, a traghettare il Paese al voto anticipato: “Non può essere lui a gestire le elezioni dal Viminale, sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica italiana”.
Le critiche al vicepremier leghista
Anche il responsabile Economia del Pd, Antonio Misiani, spara ad alzo zero sul vicepremier e numero uno del Carrocio: “La follia e l’irresponsabilità di Salvini è costata in un solo giorno 15 miliardi ai risparmiatori e investitori italiani, andati in fumo con il crollo della Borsa di Milano”.
No all’intesa Pd-M5S
Nella minoranza dem, invece, lo spauracchio da cancellare resta quello di una possibile intesa con i Cinquestelle. Roberto Giachetti, animatore dell’associazione SempreAvanti e figura molto vicino a Renzi, a ‘Repubblica’ spiega che “in caso di un eventuale accordo strutturale con i 5 Stelle, prima ancora che si parli di una fuoriuscita di renziani, il problema è la fine del Pd”. Perché, a suo avviso, il M5S “rimane l’altra faccia della stessa medaglia della Lega”. Anche al Nazareno le ‘grandi manovre’ sono partite.
(LaPresse/di Dario Borriello)