PECHINO – Quel posticino lasciato vuoto accanto alla medaglia d’oro di PyeongChang adesso può essere riempito. E ha un valore speciale. Sofia Goggia scrive un’altra pagina di storia dello sport italiano con un argento, “per il quale avrei firmato”, nella discesa libera olimpica, la gara che ha messo nel mirino e che ha inseguito tenacemente quando nessuno – a parte lei stessa e le persone che le sono state più vicine – credeva che avrebbe partecipato ai Giochi di Pechino 2022. Invece, dallo scivolone di Cortina del 23 gennaio scorso, che le è costato una lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013 e una piccola frattura del perone, con annesse notti da incubo per la concreta possibilità di dover saltare la rassegna a cinque cerchi, la campionessa bergamasca ha dato vita all’ennesima rinascita, l’ennesimo rientro lampo, l’ennesimo piccolo grande capolavoro. Che Corinne Suter, oro per appena 16 centesimi, non è riuscita a sminuire e che la giovane Nadia Delago, con il suo bronzo, ha completato in una magica alba azzurra.
“E’ una medaglia incredibile per le condizioni degli ultimi venti giorni – ha raccontato Goggia – Mi sono sempre detta che se fossi riuscita a superare la prova che ho affrontato dopo Cortina, probabilmente la gara in sé sarebbe stata la parte più facile. Ho trovato una forza incredibile dentro di me, ho viaggiato con una specie di luce”. Ventitre giorni per uscire dal tunnel di dubbi e negatività e risvegliarsi con un argento “vivissimo” al collo. Sofia è una campionessa di razza arrivata in Cina per difendere l’oro olimpico ottenuto quattro anni fa in Corea e – appena Suter ha firmato il miglior tempo – si è lasciata andare a un gesto di delusione. Ma nelle sue parole questa volta non c’è spazio per rimorsi o rimpianti, come dimostra il bacio alla telecamera a gara finita e la commozione sul podio. “Sentivo dentro di me che non ero stata velocissima perché nell’ultima parte non sentivo i miei sci veloci come quando invece lo sono”, ha raccontato la sciatrice italiana aggiungendo che “avrei firmato per avere un argento. Mi dispiace un po’ per l’oro, ma questo è stato talmente un periodo tosto che oggi veramente è stata forse la giornata più facile”. “Non ci sono parole per l’argento di Sofia – commenta non a caso il presidente del Coni Giovanni Malagò – considerando come è arrivata qui e come era la situazione fino a pochi giorni fa, la sua prestazione è encomiabile”. Lei stessa infatti si dedica in primis questa medaglia ricordando di averci “veramente creduto, anche nelle giornate più buie”. Tanto che, prima della partenza per Pechino, “sono andata a dare un bacino e una carezza all’oro di PyeongChang, l’ho separata dalle medaglie creando uno spazietto”. Che adesso, potrà essere colmato, grazie a quella che la bergamasca ha definito come “una grande impresa sportiva e umana”.
Lo storico risultato ottenuto è di quelli che rimarranno negli annali, in un paese che nel momento più duro ha manifestato solidarietà a Goggia – portabandiera designata alle Olimpiadi prima di dover rinunciare per proseguire in Italia cure e terapie – e che adesso può gioire insieme a lei. A cominciare dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “L’ho seguita, ho visto quanti sacrifici ha fatto per tornare dopo l’infortunio. A lei i miei più vivi apprezzamenti, ovviamente da estendere ai tecnici, ai dirigenti e alle federazioni – le parole del Capo dello Stato rivolte in una telefonata a Malagò – Al vostro rientro in Italia vi aspetto al Quirinale”. Parole che hanno commosso Sofia che, con la sua proverbiale schiettezza, ha replicato con una promessa: “Scusa pres, avrei voluto portarti un oro, ma sarà per la prossima volta”. La lunga corsa verso Milano-Cortina, i Giochi del 2026 che l’azzurra ha già annunciato di voler disputare, è partita.
Dell’inviato Alberto Zanello