CITTA’ DEL VATICANO – Esce dal silenzio con un testo di 18 pagine, definite come “appunti”, ma fa deflagrare un dibattito che si trascinerà a lungo: il Papa emerito Benedetto XVI sostiene che il collasso morale della Chiesa sia da imputare alla rivoluzione sessuale del 1968. Del documento erano stati informati il segretario di Stato Pietro Parolin e lo stesso Papa Francesco.
Il testo verrà pubblicato sul mensile ‘Klerusblatt’, ma il Corriere della Sera ne ha anticipato alcuni estratti
Per Ratzinger è all’interno della “fisionomia della Rivoluzione del 1968” che si sarebbe quasi avallata la pedofilia, “diagnosticata come permessa e conveniente”. In questo contesto si è sviluppato “il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato ecclesiastico”. Più in generale, il pontefice emerito ha registrato un “collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a questi processi della società”.
Questo collasso viene caratterizzato con dei “club omosessuali” nei seminari, vescovi allontanatisi dalla tradizione cattolica, di studenti che “sorpresi a leggere i miei libri – scrive Ratzinger – venivano ritenuti non idonei al sacerdozio”.
Il problema non tocca solo la Chiesa
Il problema è ancora più profondo, e risiederebbe nella società occidentale, “nella quale Dio è assente dalla sfera pubblica, società per la quale non ha più nulla da dire”. Insomma, chiedendosi come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione così preoccupante, Ratzinger risponde che il motivo “sta nella assenza di Dio”.
(LaPresse)