Pensioni: 617mila nuovi assegni nel 2021. Importo medio cala a 1.219 euro

Nei primi nove mesi del 2021 sono state erogate 617.357 nuove pensioni, per un importo medio mensile di 1.219 euro.

Foto Cafaro/LaPresse

MILANO – Nei primi nove mesi del 2021 sono state erogate 617.357 nuove pensioni, per un importo medio mensile di 1.219 euro. Nell’intero 2020 erano state 861.070 per un cedolino di 1.240 euro, per 307,69 miliardi di euro complessivi su 22,717 milioni di prestazioni. È la fotografia scattata dall’osservatorio dell’Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento.

Nel 2021 prevalgono per numero le pensioni femminili, 348.758 contro le 268.599 maschili, a fronte però di un cedolino mensile più basso, 1.036 euro contro i 1.456 euro degli uomini. Nonostante le donne rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52%), sono gli uomini a percepire il 56% della spesa previdenziale: l’importo medio dei redditi che va alle donne è infatti inferiore del 27%, 16.233 contro 22.351 euro. Nel 2020, invece, 472.866 assegni andavano alle donne, per una media di 1.030 euro, e 388.204 a uomini, con 1.494 euro mensili.

Il 59,9% degli assegni ha un importo mensile inferiore ai mille euro, al di sotto della media rilevata. La quota di pensionati con reddito al di sotto di questa soglia scende al 33,4% – 5 milioni e 357 mila persone -, per la possibilità di cumulo di più trattamenti pensionistici.

Chi percepisce assegni sotto i mille euro rappresenta il 27,4% della spesa pensionistica, mentre la quota dei redditi che appartengono alla stessa classe di importo si dimezza al 12%, sempre a causa del cumulo di più trattamenti.

Il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, ha criticato con asprezza i dati: “Una vergogna! Dati non degni di un Paese civile, specie se si considera che chi prende meno di mille euro costa solo il 12% della spesa pensionistica, 36 miliardi e 836 milioni mentre i pensionati d’oro, con redditi superiori a 4.000 euro al mese, pur essendo solo 586 mila, il 3,7% dei pensionati, costano la bellezza di 40 miliardi e 358 milioni, il 13,1% della spesa complessiva”. Dona si sofferma inoltre sulla quota di chi percepisce meno di 500 euro: “Costa solo il 2% del totale ma percepisce una pensione da fame visto che per l’Istat la soglia di povertà per un single è pari a 601,12 euro?”.

LaPresse

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