ROMA – Resta in attesa il dossier sulle pensioni: non è stato ancora convocato il tavolo politico, dove i leader di Cgil, Cisl e Uil si confronteranno con il governo e faranno il punto sugli incontri tecnici che hanno impegnato i segretari confederali dei sindacati ed i rappresentati di Palazzo Chigi nelle scorse settimane. Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, si aspetta però “una risposta in tempi brevi”. Lo ha detto a LaPresse, spiegando che l’impressione è che il ritardo sia dovuto non soltanto all’agenda istituzionale del Governo – come era emerso dall’ultimo round tecnico – ma anche dal fatto che l’esecutivo stia “verificando e calcolando la fattibilità economica” delle proposte avanzate dal sindacato che ha condiviso. E aggiunge: “sulla sostenibilità economica della riforma siamo pronti a discutere”.
Bombardieri ricorda infatti che, nel corso dei tre incontri che si sono svolti al dicastero di via Veneto, “il governo ha condiviso le nostre proposte e preoccupazioni su giovani e donne”, aprendo per esempio alle pensioni di garanzia, alla valorizzazione dei contributi versati e alla definizione di un bonus di contribuzione virtuale, ex post, per i lavoratori e le lavoratrici con carriere più fragili, che copra i periodi di formazione, di disoccupazione e di cura della famiglia. Anche sulla flessibilità in uscita c’è stata un’apertura ma la questione è più spinosa: il governo si è detto disponibile al dialogo sulla possibilità di lasciare il mondo del lavoro prima dei 67 anni, soglia attualmente prevista dalla legge Fornero, ma allo stesso tempo ha avanzato una controproposta basata sul ricalcolo contributivo degli assegni pensionistici, di fronte alla quale i sindacati avevano ribadito unanimemente la loro contrarietà perché, spiega Bombardieri, “si mettono in discussione diritti acquisiti, cambiando le carte in tavola in corsa, e ci sarebbe una penalizzazione eccessiva”. Un nodo ancora da sciogliere, dunque, così come quello sulla proposta dei sindacati di ottenere la pensione con 41 anni di contributi senza vincoli sull’età, a cui il governo ha risposto con un secco “no”.
In ogni caso, l’apertura del governo sulla flessibilità è comunque “un dato positivo”, ha detto il leader della Uil, specificando che “l’Ape social, utilizzata per vari tipi di lavoro è uno strumento importante”. E che “è necessario un passo importante per dare la possibilità ai lavoratori di andare in pensione prima , sia a chi svolge lavori usuranti sia a donne e ai giovani con la pensione di garanzia”. L’errore della legge Fornero è stato infatti, per Bombardieri, quello di considerare “i lavori tutti uguali, quando invece i dati Inail e Inps ci dicono che non è così”.
Sul tavolo c’è anche la questione della previdenza futura, a cui si intreccia, inevitabilmente, quella dei salari. Lo ha spiegato Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, in un’intervista ad ‘Avvenire’: “La frenata dei salari ha un notevole impatto sulle pensioni futuro, perché siamo nel sistema contributivo. Al netto di correzioni da parte dello Stato, gli assegni non potranno che essere bassi. E se lo Stato dovrà finanziare in futuro incrementi di pensioni al minimo, vuol dire che oggi di fatto sta sostenendo i bassi salari”. E anche i lavori precari, intermittenti e part-time contribuiscono poco alla stabilità del sistema pensionistico, così come risulta “troppo basso anche il tasso di occupazione della popolazione italiana”, pari al 59%. “Dopo tante riforme del mercato del lavoro – ha proseguito il presidente dell’Inps – fa specie avere solo 23 milioni di lavoratori su una popolazione di 60”. Significa che “quelle riforme non hanno centrato l’obiettivo. Certo, abbiamo anche circa 3,5 milioni di lavoratori irregolari o a nero, ma questo non è un attenuante ma un aggravante, perché le pensioni si reggono sulla contribuzione, e nel caso del lavoro nero quella contribuzione manca”. Tridico aveva spiegato il concetto già nei giorni scorsi, dai microfoni di Mattino 5, in cui aveva anche precisato che un salario minimo congruo – compreso all’interno della ‘forchetta’ prevista dalla direttiva recentemente emanata dalla Comunità europea – dovrebbe essere pari a circa 9 euro.
Parole che avevano scatenato la reazione di Ignazio Ganga, segretario confederale Cisl, che insieme a Domenico Proietti della Uil e a Roberto Ghiselli per la Cgil ha preso parte ai tavoli tecnici sulle pensioni al Ministero del lavoro. “Ci lascia sconcertati la proposta del presidente dell’Inps sul salario minimo”, aveva commentato Ganga in una nota, spiegando che “è chiaro che la previdenza dipende dalla carriera lavorativa ma è il mercato del lavoro nel suo complesso che deve essere migliorato e ridurre tutto al salario minimo per legge è solo un facile slogan che non aiuta il confronto in atto sulla previdenza”.
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