NAPOLI – “Negli anni 2015 e 2016 ho fatto parte del clan De Micco o Bodo, capeggiato da Luigi ‘Bodo’, operativo sul quartiere Ponticelli di Napoli, nonché sui territori di Cercola, Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio. Sono stato sempre uomo di Antonio De Martino, alias XX, fino dall’anno 2014”. E’ il racconto di Rosario Rolletta, noto anche come friariello, uno dei collaboratori più freschi della mala di Ponticelli. Rolletta ha deciso di collaborare con la giustizia dopo un agguato subito nel corso dell’ultima faida. “Una volta scarcerato nell’anno 2015, il gruppo De Martino è entrato a far parte del clan Bodo. Quando sono uscito dal carcere, a settembre 2020, ho trovato la seguente situazione: a Ponticelli vi erano le famiglie camorristiche dei Minichini, De Luca Bossa, Casella e De Martino. Questi clan facevano parte di un unico cartello criminale. Le redini del cartello erano nelle mani di Peppe De Luca Bossa, alias Peppino ‘o sicc (fratello di Antonio), Umberto De Luca Bossa, Domenico Amitrano, alia Mimi ‘a Puttana, Peppe ‘o Blob, ossia Giuseppe Righetto. Vi erano, poi, i ragazzi di Michele e Alfredo Minichini, tra cui ‘o bill, Luchetto (Luca La Penna, ndr), Nicola Ausilio del clan Casella, Audino il cinese e altri. A capo del clan De Martino vi erano Salvatore De Martino (a piede libero) e Antonio De Martino che, dal carcere, ha continuato a dare ordini e direttive, gestendo il clan”. Un racconto dettagliato quello che fa Rolletta, dimostrando di essere una voce di dentro recentissima. Poi si sofferma sulla guerra, quella che di recente ha portato all’esplosione delle bombe.
“Verso la fine del mese di settembre si è verificato un problema, ossia i De Luca Bossa e i Casella non passavano a noi del gruppo De Martino i soldi necessari a mantenere i detenuti in carcere. Ci fu cosi un incontro a cui hanno partecipato, sulle ‘case’, a Bartolo Longo, Salvatore De Martino, Giulio Fiorentino (assassinato nel corso di quest’ultima faida, ndr), Ciro Uccello e Alessio; io non vi partecipai, ma mi fu raccontato dai partecipanti nel corso di un incontro presso un locale nella disponibilità di Salvatore De Martino”. Si tratta di un appartamento in ristrutturazione disabitato che si trova al piano sottostante l’abitazione di Salvatore De Martino. “Gli uomini del clan De Martino si sono incontrati con Peppino ‘o sicco, Umberto De Luca Bossa, Mimi la Puttana, Peppe ‘o Blob”. L’incontro non ha avuto gli effetti sperati.
“I De Luca Bossa-Casella hanno cercato di prendere tempo. Ciò ha comportato la rottura dei rapporti della mia organizzazione ed il cartello. Abbiamo quindi cominciato a prendere soldi sulle piazze ed a fare estorsioni a Ponticelli senza autorizzazione dei De Luca Bossa. In questo contesto, si sono verificati diversi agguati tra le contrapposte organizzazioni, su alcuni dei quali ho già riferito, come tentato omicidio di Alì (Luigi Aulisio, ndr) e il tentato omicidio di Rodolfo Cardone. Io stesso sono stato vittima di tentato omicidio il 2 novembre 2020”. Intanto ieri è stata emessa l’ordinanza per i presunti responsabili della bomba esplosa in via Esopo. Restano in cella Luca La Penna (avvocato Giuseppe Milazzo), Luigi Austero (avvocato Leopoldo Perone) e Alfonso De Luca (avvocato Antonio Del Vecchio). Il gip ha accolto l’eccezione difensiva circa la mancanza del pericolo di fuga.