Milano, 6 ago. (AWE/LaPresse) – Il mondo della finanza perde una delle poche donne a capo di una multinazionale. L’amministratrice delegata di PepsiCo, Indra Nooyi, si è dimessa dal suo incarico dopo oltre 12 anni alla guida del gruppo. Le redini del colosso di bibite e snack passeranno dal prossimo 3 ottobre all’attuale presidente Ramon Laguarta, 54 anni. La manager resterà a capo del consiglio di amministrazione fino all’inizio del 2019 per supervisionare il passaggio di consegne. Nooyi, che ha trascorso 24 anni nel gruppo noto soprattutto per i marchi Pepsi-Cola, Gatorade, 7 Up, Tropicana e Lay’s, lascia al futuro ceo un’eredità non facile da superare. Sotto la sua direzione i ricavi di PepsiCo sono aumentati ad un ritmo del 5,5% annuo. Passando dai 35 miliardi di dollari del 2006 ai 63,5 miliardi del 2017. Gli azionisti hanno ricevuto 79,4 miliardi di dollari distribuiti attraverso dividendi e riacquisto di azioni proprie con un rendimento del 162%. Inoltre e hanno visto le cedole quasi triplicare con un incremento del 10% annuo, passando dagli 1,16 dollari di 12 anni fa ai 3,17 dollari del 2017.
l’esperienza
Nooyi ha frequentato Yale ed è entrata a far parte di Pepsi a New York nel 1994 come capo della strategia aziendale. Passando al ruolo di ceo 12 anni più tardi. All’epoca solo una manciata di donne gestiva importanti società statunitensi. Ancora oggi, tra le 500 società dello S&P 500 solo 25, il 5%, sono guidate da una donna, Nooyi inclusa. “Essendo cresciuta in India, non avrei mai immaginato di avere l’opportunità di gestire una società così straordinaria”, dichiara la manager nel comunicato che annuncia le sue dimissioni. La manager ricorda a colleghi e azionisti che “oggi PepsiCo è ben posizionata per continuare a crescere e i suoi giorni migliori devono ancora venire”. Secondo Ian Cook, membro del consiglio di amministrazione del gruppo, Nooyi “è stata una leader eccezionale negli ultimi 12 anni” e “ha incarnato il ruolo di responsabile modello del 21esimo secolo. Sia all’interno della nostra società che al di fuori”.
