Per giovedì e venerdì il presidente della Repubblica Mattarella terrà il secondo giro di consultazioni, e questa volta sarà fondamentale verificare l’esito dell’apertura che i Cinque Stelle hanno annunciato nei giorni scorsi verso il Pd. Se dovesse diventare concreto un governo Pd-M5S sarà un fallimento. Per tutti. E la prossima volta il popolo degli astensionisti salirà a picchi mai visti. Perché è inutile il piagnisteo che i dem hanno iniziato a fare già dal 5 marzo in poi: tutti lì a voler ‘recuperare la distanza con i cittadini’ e a proporre nuovi e più concreti programmi e nuove e più appassionate strategie politico-ideologiche. Non hanno capito (o fanno finta di non capire) che le bastonate prese alle urne non riguardano i programmi elettorali (che alla fine non sono nemmeno malaccio), ma le persone. Ogni bastonata è stata data ai politici, non ai programmi: milioni di schiaffi a chi non gode più della fiducia della gente. E’ inutile ora proporre ‘nuovi’ programmi da far attuare ai ‘vecchi’ politici. Un eventuale governo M5S-Pd si tradurrà in prossime bastonate anche per i Cinque Stelle. Il voto di chi li ha portati al 32 per cento nazionale non è stato un ‘sì’ al loro programma elettorale, è stato un ‘sì’ al cambio di guardia: a gestire e rappresentare il popolo italiano non devono essere più i vari Renzi e Berlusconi, classica espressione dell’establishment corrotto o comunque legato ai gruppi di potere, alle banche, alla gestione delle poltrone, degli enti e dei consigli di amministrazione. Il 32 per cento degli italiani ha votato per mettere al potere gente nuova, proveniente dalla società civile, e che tra due mandati tornerà alla società civile. I ‘vecchi’ hanno talmente rovinato la credibilità delle istituzioni che ora si sente solo la necessità di ‘ripulire tutto’. Solo dopo ci potremo tornare a permettere il lusso di guardare a programmi o ideologie. Per i Cinque Stelle l’unica strada possibile per non tradire la fiducia di chi li ha votati è quella di rimanere coerenti con l’iniziale ‘missione della scatoletta di tonno’. Con le Politiche di cinque anni fa iniziarono ad introdursi nella scatoletta, con in mano uno striminzito grissino; con il 32 per cento di oggi hanno in mano un più dignitoso cacciavite lungo, con il quale hanno già iniziato a scardinare le stanze del potere (vedi il lavoro del presidente Fico sui vitalizi): se rimarranno coerenti con questa linea, evitando compromessi con i ‘vecchi’ e accettando anche il rischio di tornare subito al voto, al prossimo giro potranno ulteriormente aumentare i consensi. L’unica alternativa seria a questo percorso ‘ortodosso’ è un governo ‘a contratto’ con il ‘non ancora vecchio’ Salvini, salvandolo dall’abbraccio mortale dell’ex cavaliere. M5S e Lega potrebbero siglare in patto mettendo nero su bianco le cose da fare nei prossimi cinque anni. E ce ne sono talmente tante, che si potrebbe andare avanti anche per i prossimi dieci anni. Dopodiché si potranno ripresentare entrambi agli elettori, alle prossime Politiche, come protagonisti di un nuovo, pulito, bipolarismo.