Per la Dda è ancora parte attiva del clan. Il boss Michele Zagaria resta al 41 bis

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LaPresse07-12-2011 Napoli, ItaliaCronacaArrestato il boss Michele ZagariaNella foto: Michele Zagaria in manette

CASAPESENNA – La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del boss Michele Zagaria, alias Capastorta, contro la proroga del regime detentivo speciale previsto dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario. Il mafioso, ritenuto il capo assoluto della cosca del clan dei casalesi con base a Casapesenna, resta quindi sottoposto al carcere duro, misura confermata dal Tribunale di Sorveglianza di Roma e ora resa definitiva dalla Suprema corte.
L’istanza di Zagaria, difeso dall’avvocato Lisa Vaira, si fondava sulla presunta violazione di norme costituzionali e convenzionali, sostenendo che la sua dichiarazione di dissociazione dal clan, resa nel 2018, e una successiva assoluzione nel 2022 (era accusato di aver dato direttivo al clan dalla prigione) fossero elementi sufficienti per escludere la sua pericolosità sociale. Tuttavia, i giudici hanno rigettato questa linea difensiva, ribadendo che la dissociazione, per essere rilevante, deve tradursi in comportamenti concreti e non in mere dichiarazioni di intenti.
Come già avvenuto nel caso di Giovanni Letizia – altro esponente della criminalità organizzata – fazione Bidognetti – che aveva tentato di sfuggire al carcere duro dichiarando di aver interrotto i rapporti con la camorra – la Cassazione ha ribadito che la dissociazione non è sufficiente per ottenere la revoca del 41 bis.
La Corte ha sottolineato che, ai fini della proroga del regime detentivo differenziato, non è necessario dimostrare con certezza l’esistenza di collegamenti con l’associazione criminale, ma è sufficiente che tali legami possano essere ritenuti probabili sulla base degli elementi raccolti da Dia, Dda. e Arma dei carabinieri, che continuano a indicare Zagaria come soggetto ancora inserito nel clan. Secondo la Cassazione, la difesa di Capastorta non ha fornito elementi capaci di mettere in discussione la solidità del provvedimento impugnato e si è limitata a una “mera critica oppositiva”, auspicando una rivalutazione delle prove che non rientra nelle competenze della Corte di legittimità. Per questi motivi, il ricorso è stato respinto e Zagaria è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
La decisione è stata presa dalla Suprema corte il 20 febbraio, le motivazioni, invece, sono state rese note la scorsa settimana.
Michele Zagaria è stato arrestato il 7 dicembre 2011 in un bunker sotterraneo situato in via Mascagni, a Casapesenna. Il blitz pose fine alla sua latitanza, durata oltre 16 anni.

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