LUSCIANO – Gli arresti eseguiti lunedì mattina rappresentano solo il primo step dell’inchiesta sul pestaggio avvenuto lo scorso luglio nel bar Agorà. L’attività investigativa, coordinata dalla Dda di Napoli e condotta dai poliziotti, punta ora a fare luce non solo sull’eventuale coinvolgimento del boss Raffaele Della Volpe, ma anche a tracciare chi, fino a quando il mafioso è stato libero (è in cella dal 9 luglio scorso), ha fatto da cerniera tra lui e le persone che aveva bisogno di contattare. L’inchiesta sull’aggressione ha raccolto elementi tali da spingere gli investigatori a ipotizzare che tra i soggetti chiamati a svolgere quel ruolo possa esserci stato un soggetto di Lusciano, conosciuto con il nomignolo di ‘o poliziotto. A fornire dettagli su di lui è stata proprio la vittima del pestaggio quando interrogata dagli agenti. Dopo essere stata attirata nel locale di via Costanzo, con la falsa prospettiva di dover semplicemente chiarire i disguidi avuti con Giorgio Pisciotta (i motivi del conflitto al momento restano un mistero), la vittima venne pestata con mazze, tirapugni e con uno ‘storditore elettrico’.
Alcune ore dopo le intimidazioni nei suoi confronti non sarebbero finite. Verso le 17 e 45, all’altezza del cimitero di via Colucci, ha raccontato, si ritrovò Pisciotta a bordo di un’auto con il suocero Nazario Della Volpe (non indagato, fratello del boss Raffaele). Uscì dall’abitacolo con una mazza, provando a bloccare la vittima, che riuscì, però, a tirare dritto. È a questo punto che entrerebbe in gioco ‘o poliziotto: alle 19 circa è lui a chiamare il ragazzo pestato, invitandolo a recarsi a casa, dove c’erano “suoi amici” ad aspettarlo, e si sarebbe recato, poi, pure a un bar di Aversa, frequentato dalla vittima, per chiedere se fosse passato di là perché era cercato dal boss Raffaele Della Volpe. Al momento, l’inchiesta, coordinata dal pm Graziella Arlomede, ha fatto scattare 6 misure cautelari: sono finiti ai domiciliari quelli che sono stati ritenuti gli autori dell’aggressione: Gaetano Della Volpe, 22enne, nipote del boss Raffaele, Giovanni Profita, 38enne, Roberto Marino, 25enne originario di Corigliano Calabro, Giorgio Pisciotta, 38enne, Emanuele Zuppa, 36enne, alias ‘o mussut, e Anouar Suifil, 26enne del Marocco, tutti residenti a Lusciano.
Gli indagati, da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile, affronteranno oggi l’interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice Chiara Bardi del Tribunale di Napoli. Rispondono di lesioni, con l’aggravante mafiosa, e detenzione illegale di armi. Ad assisterli gli avvocati Luciano Mariniello, Gaetano Laiso, Massimo D’Errico e Giuseppe De Lucia. Non è coinvolto nel pestaggio invece il soggetto conosciuto come ‘o poliziotto e risulta ad ora estraneo all’inchiesta pure il boss Raffaele Della Volpe.