MILANO – I prezzi del petrolio cambiano bruscamente di segno e precipitano dopo gli aumenti record di ieri, un’impennata che non si vedeva dai tempi della Guerra del Golfo, dovuta all’attacco alle strutture petrolifere dell’Arabia Saudita nel weekend. Se in un primo tempo, infatti, l’agenzia Bloomberg cita oggi un funzionario diplomatico che spiega che l’interruzione alla produzione saudita è “grave” e che alcune consegne di greggio saranno ritardate dal colosso petrolifero locale, Saudi Aramco, presto le nuove indiscrezioni fanno cambiare di segno agli indici.
Le analisi di mercato
Tra gli analisti di mercato si diffonde nel tardo pomeriggio europeo la convinzione che la produzione saudita si riprenderà prima del previsto. A quel punto il greggio, che stava già ritracciando di circa il 3%, crolla letteralmente.
A settembre il ripristino della produzione
In particolare, il contratto sul Brent è sceso fino a -5,33%, a 65,34 dollari al barile, all’indomani del rally poderoso che lo ha fatto balzare del 19,5%. Si è trattato del guadagno più forte da quasi trent’anni, che ha portato le quotazioni del Brent a volare fino a 71,95 dollari al barile. ‘Sell off’ anche sui futures del petrolio Wti scambiati sul Nymex di New York, che hanno perso più del 5%, a 59,76 dollari. Dopo aver messo a segno ieri il guadagno più forte dal 2008. A fine giornata sarà la stessa Riyad a far sapere che è stata ripristinata già metà della produzione andata persa. E che “entro la fine di settembre” le cose dovrebbero tornare a posto come prima degli attacchi.
Tensioni con l’Arabia Saudita
L’Arabia Saudita è il maggiore esportatore mondiale di petrolio e gli attacchi nel fine settimana contro due strutture strategiche di Saudi Aramco, hanno ridotto la produzione di 5,7 milioni barili al giorno. Quasi la metà della produzione del Paese, ovvero l’equivalente del 5% del consumo giornaliero mondiale. Secondo Standard & Poor’s circa tre milioni di barili al giorno di petrolio saudita rimarranno ‘off-line’ per un mese.
Secondo fonti Usa, ci sono le prove che l’attacco nel fine settimana alle strutture petrolifere saudite è stato lanciato dal suolo iraniano e che sono stati utilizzati missili cruise. Washington vorrebbe portare queste prove la settimana prossima all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Mentre il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, è in viaggio verso l’Arabia Saudita.
(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)