MILANO – I prezzi del petrolio frenano la loro corsa e riportano un trend debole. Dopo che ieri il Brent è salito fino a 71,34 dollari al barile, al record dal novembre del 2018. E il Wti è avanzato fino a 64,77 dollari al barile, anch’esso al massimo degli ultimi cinque mesi. Da segnalare che i contratti Brent e Wti sono balzati rispettivamente del 40% e 30% dall’inizio dell’anno. Prezzando una riduzione dell’offerta di petrolio a livello globale, alimentata dai tagli decisi dai paesi Opec non Opec. Dalle sanzioni Usa contro l’Iran e il Venezuela e, negli ultimi giorni, dalle tensioni in Libia.
Dopo aver raggiunto il picco massimo nella giornata di ieri, sia il Wti che il Brent hanno frenato la loro corsa
Tuttavia, il deterioramento dei fondamentali economici globali rende alcuni analisti cauti sull’outlook. Non è cauta però Goldman Sachs, che rivede al rialzo il target del Brent per il secondo trimestre dell’anno a 72,50 dollari al barile, rispetto ai 65 precedentemente attesi, e che cita la fiducia nel miglioramento dell’economia globale e le minacce che incombono sull’offerta. Dopo l’estate, sostengono gli analisti, le quotazioni del petrolio dovrebbero iniziare però a scendere, a causa dell’aumento della produzione da parte dell’Opec.
(LaPresse/Finanza.com)