NAPOLI – I clan di Secondigliano e Scampia a corto di denaro. Le piazze di spaccio ridotte alle consegne a domicilio. Gli scenari sono in continua evoluzione. Ma tutti nella stessa direzione: il gruppo ri-emergente è quello dei Di Lauro. Oggi hanno un vantaggio: l’esperienza maturata nell’ultimo ventennio. E si muovono dalla zona dell’Arco fino a Chiaiano. Gli Abete-Abbinante stanno cedendo le poche piazze di droga, che ancora fruttano qualcosa. Resistono le postazioni della Vanella Grassi. E tutti hanno adottato un cambio di strategia: non possono puntare sulle estorsioni in un territorio martoriato da pandemia e crisi economica. I commercianti e gli imprenditori sono pronti a denunciare gli emissari del racket. Così hanno deciso di incrementare i furti su commissione, con i cavalli di ritorno e i colpi mirati nelle abitazioni. Batterie al soldo dei clan stanno mettendo a segno raid in sequenza. Si tratta di ‘professionisti’, che a volte riescono ad aprire le porte anche senza scassinarle. Si muovono con strategie militari, con vedette e sentinelle appostate nei viali. A colpo sicuro: sanno dove rubare e cosa. L’ultimo assalto in ordine di tempo in strada comunale Selva Cafaro: una via periferica tra Capodichino e il rione della Bussola. Hanno svuotato un intero appartamento: la proprietaria ha anticipato il rientro dalle vacanze, dopo che un vicino l’aveva avvertita di una finestra divelta. Ha trovato l’abitazione a soqquadro. Avevano rubato tutti i gioielli per un valore di circa 2mila euro. Sono rimasti nella casa almeno un’ora, secondo gli accertamenti della Scientifica. Gli inquirenti registrano un aumento dei furti negli appartamenti e sospettano che dietro ci sia la regia dei clan. Gli Abete-Abbinante vogliono recuperare risorse, per le piazze di spaccio in crisi. Poi c’è la Vanella Grassi (un tempo guidata da Salvatore Petriccione, detto ’o marinaro) a voler fare cassa. Non solo. Anche i Di Lauro invocano la loro fetta, dato che oggi controllano gli affari illeciti in buona parte dell’area nord della città. Gli investigatori pensavano che con l’arresto della primula rossa Marco Di Lauro dopo 14 anni, la cosca di Cupa dell’Arco non avrebbe avuto vita lunga. Era l’ultimo dei rampolli libero. Non è stato così.
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