TORINO – In Piemonte il contagio da coronavirus ‘sta andando via più lentamente’ rispetto alle altre regioni. Ecco spiegate, secondo il governatore Alberto Cirio, le cifre degli ultimi giorni che segnano una controtendenza rispetto al resto del Paese. “La nostra regione sta vivendo quello che Lombardia, Veneto ed Emilia hanno vissuto dieci giorni prima – spiega Cirio. – Abbiamo uno scostamento che ci dice che da noi il virus sta andando via ma in modo più lento, mentre il dato dei ricoveri in terapia intensiva è positivo e continua a dirci che negli ultimi dieci giorni la curva si appiattisce”. Ma se è vero infatti che il numero dei ricoverati continua a calare, quello delle vittime da Covid-19 è pericolosamente vicino a quota 2000, dall’inizio dell’epidemia. I nuovi decessi comunicati dall’Unità di crisi regionale sono 93, 25 dei quali registrati oggi, portando il totale a 1.969. Cresce di 101 unità, rispetto a ieri, il numero dei pazienti dichiarati guariti, che ora sono complessivamente 1473; altri 1.266 sono ‘in via di guarigione’, ma attendono ancora l’esito del secondo tampone di verifica. Il totale delle persone finora risultate positive al coronavirus è salito a 17.773, con un incremento di 527 rispetto a ieri.
Le disposizioni
Dati che sembrano confermare la linea del rigore scelta dalla Regione che, seguendo l’esempio della Lombardia, ha deciso di non autorizzare la riapertura di librerie, cartolerie e negozi di abbigliamento per bambini. “Trovo assurdo permettere di riaprire una libreria – spiega Cirio criticando la scelta del Governo – Stiamo lavorando per far stare la gente in casa e riaprire una libreria vuol dire che giustifico il fatto che uno esca per andarsi a comprare un libro. Non l’ho proprio capita…”. Una gestione che però non convince il Movimento 5 Stelle regionale che chiede il commissariamento della sanità piemontese. Nel mirino, il numero di tamponi effettuati (troppo pochi, secondo i pentastellati) alla situazione nelle Rsa. Ultima accusa, le decine di segnalazioni dei medici di famiglia inviate ai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) riguardanti pazienti con sintomi riconducibili al Covid19 che sarebbero andate perse. Su questo, la Regione ha fatto sapere di aver chiesto all’Asl Città di Torino una relazione su quanto accaduto.
La fase 2
D’altro canto, da settimane, la Regione sta lavorando alla possibile fase 2 che riguarderà la ripresa delle attività produttive. Il rettore del Politecnico Guido Saracco ha infatti radunato una task force di cui fanno parte oltre 80 esperti che ha finito di mettere a punto in questi giorni il suo dossier: una sorta di vademecum, “una guida per chi vuole lavorare in sicurezza”, come spiega Cirio. Sono state condivise oggi in Prefettura con i vertici politici regionali e il mondo imprenditoriale le fasi finali di stesura del documento, che darà indicazioni precise su come gestire la riapertura. Ad esempio, saranno fornite istruzioni su come controllare ingressi, turni e spazi; un punto chiave sarà l’utilizzo corretto dei dispositivi di prevenzione del contagio, in primis le mascherine. Anche l’utilizzo delle tecnologie dovrà essere potenziato, in modo coerente e tarato sullo sviluppo tecnologico di ciascuna realtà aziendale. Ad esempio, l’indagine del Politecnico definisce che, per coprire il fabbisogno delle imprese piemontesi, serviranno ogni mese 80 milioni di mascherine, 750 metri cubi di igienizzante mani, 38 milioni di guanti e 21.000 cuffie; per garantire la rilevazione della temperatura in ingresso, invece, saranno necessari 175.000 termometri. E per avere una stima del fabbisogno a livello italiano, bisogna moltiplicare questi dati all’incirca per 12 volte. Una volta ultimato, il documento verrà inviato infatti al premier Giuseppe Conte perché possa estendere lo studio piemontese a tutto il Paese. “Abbiamo bisogno che le nostre imprese ripartano, ma è fondamentale che lo facciano in sicurezza perché non si vanifichino tutti gli sforzi messi in campo finora”, sostiene Cirio.
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