Pil: Confindustria vede crescita a 6,1%, a livelli pre-Covid in prima metà 2022

Confindustria vede la crescita al 6,1%, e il ritorno dell'economia a livelli pre-Covid già nella prima metà del 2022.

Foto LaPresse - Mourad Balti Touati

ROMA – Confindustria vede la crescita al 6,1%, e il ritorno dell’economia a livelli pre-Covid già nella prima metà del 2022. E’ un’iniezione di fiducia l’analisi del Centro studi di viale dell’Astronomia che, insieme a elementi di crescita dell’indice economico per eccellenza fissata al 4,1% per il 2022, stima la ripresa dell’export oltre il 12%, la tenuta degli investimenti a +17% anche l’anno prossimo, e in questa fase di ritorno in presenza difende anche lo sblocco dei licenziamenti che – viene spiegato – non ha provocato “un’emorragia di lavoratori”.

Secondo gli esperti di Confindustria siamo vicini “a completare il recupero”, e a iniziare “la vera crescita”: una “risalita” del Pil che supera le attese, tanto che la previsione parla di un più 6,1% nel 2021, e di un ulteriore più 4,1% nel 2022; ed è l’anno prossimo, già prima della metà, che l’economia ritornerà in anticipo alle condizioni precedenti alla crisi.

E’ negli investimenti che il documento degli analisti di Confindustria vedono “il motore principale della ripresa italiana: nel 2022 saliranno su un livello molto superiore al pre-crisi, a più 17,7%”; anche se alcuni settori saranno “in parte frenati dall’aumento dei prezzi delle materie prime e della carenza dei materiali”. Sirene spiegate invece per le esportazioni che “risaliranno del 12,4% nel 2021 e di un ulteriore 7,7% nel 2022”, anche sulla scia della “buona crescita” del commercio mondiale. Inoltre, “a riflesso della crescita elevata degli investimenti, l’import riparte più forte delle vendite, per cui le esportazioni nette non forniscono un contributo significativo alla risalita del Pil”.

Segnali incoraggianti arrivano anche sul fronte dell’occupazione: “Con la rimozione da luglio della sospensione delle procedure di licenziamento nei comparti edile e industriale non si è avuta la temuta emorragia di lavoratori. Il numero di occupati è previsto crescere, nel 2021, di 461mila unità da inizio anno. E poi nel 2022 è atteso il recupero degli occupati ai livelli pre-pandemia” con “ulteriori 306mila” posti di lavoro.

La spinta c’è e anche gli elementi che la contraddistinguono come “l’impatto più contenuto della variante Delta del Covid che, anche grazie a efficacia e capillarità delle vaccinazioni in Italia, ha reso possibile da maggio 2021 l’allentamento delle misure di contenimento”. Inoltre si deve tener conto degli “effetti benefici del Pnrr, l’aumento di spesa e degli investimenti pubblici”. A questo quadro bisogna però affiancare anche che “dal quarto trimestre 2021 il Pil si attesterà su un profilo più moderato” (comunque nel 2022 a un ritmo trimestrale più alto rispetto al passato). Tra gli elementi di incertezza che non si possono non menzionare, la “recrudescenza pandemica, nuove restrizioni, carenze prolungate di materie prime, inflazione elevata e rialzo prematuro dei tassi di interesse, inefficace gestione del Pnrr”.

di Tommaso Tetro

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