Milano, 21 lug. (AWE/LaPresse) – Alla fine del 2018 la crescita dell’economia italiana sarà ancora indietro di 11,3 punti rispetto alla media dell’area euro. Una situazione che dipende anche dal crollo degli investimenti. Mentre nell’eurozona sono vicini ai livelli del 2007 (96 punti su 100), dentro i nostri confini la distanza rispetto all’anno pre-crisi è enorme (79 punti su 100). Mancanza di fiducia e di competitività contribuiscono a fiaccare il prodotto interno lordo del nostro Paese che continua ad aumentare a un ritmo troppo lento. Nonostante i miglioramenti, il gap con l’eurozona resta significativo. Il divario si è addirittura allargato negli ultimi anni. Alla fine del 2006, l’Italia era più virtuosa con la crescita del pil superiore di circa 3 punti rispetto alla media degli altri paesi che adottano la moneta unica; due anni più tardi, nel 2008, si è registrato il sorpasso con la nostra economia che è arretrata di circa due punti. E’ quanto emerge da una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui rispetto al 2007, l’eurozona ha recuperato 6,9 punti di crescita, mentre l’Italia è indietro di 4,4 punti: in totale, il divario è dunque di 11,3 punti.
le motivazioni
“Siamo molto distanti e ci resteremo a lungo senza un progetto di rilancio serio per l’economia italiana. Paghiamo un gap di competitività, di infrastrutture, di un sistema fiscale ossessivo. Che tiene alla larga gli investimenti stranieri e induce gli italiani a fuggire, delocalizzando. La nostra analisi deve servire al governo di Giuseppe Conte affinché, in vista della messa a punto della legge di bilancio, si facciano le opportune riflessioni”. Commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.