NAPOLI – Da numero due dei servizi segreti a capo della polizia: è solo l’ultimo step della lunga e intensa carriera di Vittorio Pisani al servizio dello Stato. La nomina è arrivata ieri dal Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni. Pisani, 56enne, prende il posto di Lamberto Giannini che è diventato prefetto di Roma, carica che, fino alla scorsa settimana, stando a quanto si rumoreggiava a Palazzo Chigi, era destinata a Claudio Palomba, attuale prefetto di Napoli. A pesare sulla sua mancata promozione sarebbe stata la gestione dei festeggiamenti per la vittoria dello scudetto degli azzurri, non apprezzata (queste le indiscrezioni) da ambienti romani. Con Palomba bloccato in terra partenopea, quindi, Giannini è potuto passare alla guida dell’Ufficio territoriale del governo della Capitale e lasciare libera la poltrona di capo della polizia.
Di origini catanzaresi, Pisani arrivò a Napoli quando aveva 23 anni. Dopo la maturità scelse di seguire le orme del padre, agente della Stradale, e di entrare in polizia. Laureatosi in giurisprudenza, si fece le ossa sulle Volanti per poi passare alla Squadra mobile. A soli 30 anni, guidò la sezione Omicidi.
A Napoli era il tempo dell’Alleanza di Secondigliano: Pisani riuscì a tracciare questo patto criminale e ad arrestare boss di primo livello, come Pietro Licciardi e Giuseppe Lo Russo. Si staccò dalla Campania per circa 5 anni, raggiungendo Roma, dove entrò nello Sco come funzionario coordinatore di indagini in materia di criminalità organizzata. Tornò a Napoli da capo della Squadra mobile: e le sue indagini portarono alla cattura di due boss latitanti del clan dei Casalesi. Nel 2008 arrestò Antonio Iovine ‘o ninno, mafioso di San Cipriano d’Aversa, che si nascondeva in un covo a Casal di Principe. Nel 2011, con i suoi uomini, fece irruzione nel bunker di via Mascagni, a Casapesenna, dove viveva il padrino Michele Zagaria, alias Capastorta, mettendo fine alla sua fuga che durava da 16 anni.
E mentre lavorava per mettere a segno questi duri colpi alla mafia campana, Pisani venne invischiato in un’inchiesta per presunti rivelazione di segreti, abuso d’ufficio e favoreggiamento nei confronti di alcuni imprenditori accusati di riciclaggio. L’indagine che lo coinvolse sfociò in un complesso iter processuale che il poliziotto affrontò a testa alta, ottenendo la piena assoluzione. Invece, ad essere condannato (per calunnia) fu Salvatore Lo Russo, il boss che lo aveva accusato.
Questo spiacevole capitolo della carriera di Pisani si chiuse nel giugno 2015, poco prima della messa in onda di “Sotto copertura”, la fiction che racconta la cattura di Zagaria, il cui protagonista, ‘Michele Romano’, si ispira proprio al neo capo della polizia.
Liberatosi del fardello che lo aveva tenuto davanti ai giudici per diversi anni, ottenne la nomina a questore e l’incarico di guidare il Servizio centrale dell’Immigrazione a Roma. Successivamente, nominato prefetto, nel 2021 è passato ai Servizi di informazione diventando vicedirettore dell’Aisi (i servizi segreti ‘interni’). Ieri, il Governo ha scelto di dargli un incarico prestigioso e complicato: da ‘superpoliziotto’, da ‘acchiappa latitanti’, adesso dovrà essere semplicemente il primo poliziotto d’Italia con il compito di guidare tutte le donne e gli uomini che indossano quella stessa divisa che ha portato per decenni (e di cui la sua anima, probabilmente, non si libererà mai).
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