BRINDISI (Ciro Iavazzo) – Pizzini dal carcere per dare direttivi agli affilati sia in libertà che nei penitenziari stessi. E’ questo che ha fatto scattare il blitz della polizia di stato di Brindisi che ha portato a 12 arresti. Tre re le ordinanze notificate in carcere. L’operazione antimafia contro la sacra corona unita ha coinvolto, oltre a Brindisi, anche Tututano e Mesagne. Secondo gli inquirenti alcuni esponenti di spicco dell’organizzazione criminale impartivano ordini attraverso la corrispondenza. E due di loro tenevano rapporti con numerosi detenuti e gli attribuivano anche l’investitura mafiosa. Dai pizzini è emersa anche la volontà di vendicarsi di alcuni membri della Dda.
L’operazione antimafia
Il blitz è stato condotto dalla Squadra Mobile e dalla Squadra mobile di Brindisi e dalla Dda di Lecce. L’inchiesta è partita da un’indagine svolta all’interno di un carcere di massima sicurezza dove sono rinchiusi alcuni esponenti di spicco della sacra corona unita di Brindisi. Grazie all’attività investigativa e alla testimonianza di alcuni collaboratori di giustizia, è emersa l’intensa attività di ‘corrispondenza’ all’interno del penitenziario, con i pizzini che fungevano da direttive per gli affiliati. Queste direttive venivano spedite anche all’esterno, con gli ordini per i membri in libertà.
Il progetto dell’organizzazione
Dall’inchiesta è emersa una vera e propria chiamata a raccolta da parte di due personaggi di spicco dell’organizzazione per ricostruire un gruppo autonomo. L’obiettivo era quello di riprendere il controllo del territorio. Per farlo gli ordini erano utilizzare metodi intimidatori, e un patto con gli altri gruppi criminali della zona. Contro chi non rispettava le regole, era consentito l’uso della violenza. Il gruppo si dedicava all’imposizione di guadagni nei settori della pesca e della gestione dei parcheggi, oltre alle estorsioni e allo spaccio di sostanze stupefacenti.