NAPOLI – E’ la terra della faida delle bombe e lì, lo scorso 18 maggio, gli uomini della squadra mobile di Napoli e quelli del commissariato di Ponticelli hanno dato esecuzione ad un fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti di quattro persone ritenute vicine a uno dei gruppi in lotta, ovvero i De Martino noti come ‘XX’. I quattro sono gravemente indiziati di alcune tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso. In manette sono finiti Salvatore Cardillo, 20 anni, Vincenzo Di Costanzo di 23, Pietro Frutto di 22 e Ciro Uccella, sempre di 22 anni.
I reati contestati risalgono alla fine di marzo quando, la piccola paranza degli XX, avrebbe cercato di taglieggiare gli spacciatori della zona, a cui sarebbe stato intimato il pagamento di una somma di denaro per il mantenimento della piazza di distribuzione. La vicenda per gli inquirenti si inserisce “in un più ampio contesto criminale e, in particolare nell’attuale contrapposizione nel territorio di Ponticelli tra il clan De Luca Bossa-Minichini-Casella e la famiglia De Martino” che, fino al mese di agosto 2020, era inserita nel cartello criminale che, alle spalle, ha l’Alleanza di Secondigliano.
Uno dei quattro, Di Costanzo noto negli ambienti come ‘o Gabibbo, il 14 marzo fu ferito in un agguato portato a termine in via Esopo, zona degli XX, in cui perse vita sotto i colpi di un commando è stato Giulio Fiorentino, 29 anni, nato a Torre del Greco e residente nella zona del rione Incis. L’uomo fu soccorso e trasportato all’ospedale Villa Betania, ma le gravi ferite ne determinarono la morte. L’altro giovane che era con lui era appunto Vincenzo Di Costanzo. Il 23enne fu raggiunto da tre proiettili al basso ventre e fu trasportato in gravi condizioni all’Ospedale del Mare dove fu sottoposto a un intervento d’urgenza. L’agguato in via Esopo è quello che ha generato l’unica vittima di questa faida che, nelle ultime settimane, è stata combattuta anche con le bombe.
Un agguato che giunse tre giorni dopo del ferimento di Giuseppe Righetto, il 36enne noto anche come Peppe ’o Blob, fratellastro di Eduardo Casella, raggiunto da un proiettile che trapassò la mano destra mentre – secondo il suo racconto – si trovava nei pressi della sua abitazione in via Luigi Franciosa, roccaforte dell’organizzazione dei Casella. Alle forze dell’ordine aveva raccontato di un tentativo di rapina, versione presa già con le molle. Poi per lui si sono aperte le porte del carcere dopo essere stato raggiunto da un provvedimento di fermo poi trasformato in ordinanza insieme al figlio di Luigi Aulisio. L’accusa per ‘o Blob e Aulisio era quella di tentato omicidio.
L’arresto dei quatto dei De Martino rappresenta solo l’ultimo step del braccio di ferro che lo Stato sta facendo con la parte più violenta e sanguinaria dell’Antistato. Sì, perché ci sono state anche le bombe. La più consistente delle quali è esplosa proprio in via Esopo, all’altezza del cavalcavia che sovrasta la strada. In quella circostanza l’ordigno ha danneggiato otto vetture in sosta nel piazzale sottostante, ma anche quella degli attentatori che l’hanno lasciata lì. Uno di questi sarebbe stato già identificato.