NAPOLI – “State facendo un sacco di soldi coi tamponi, portate i soldi ai ragazzi di Forcella”. E’ il contenuto delle presunta richiesta estorsiva ricevuta da un centro di analisi del centro città, che ha portato il gip del tribunale di Napoli Rosaria Maria Aufieri ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Massimo Somma (nella foto), 32enne del Borgo Sant’Antonio, meglio conosciuto come ’o micione, a conclusione di un’indagine portata avanti dalla Squadra Mobile di Napoli e coordinata dalla Dda partenopea. L’arrestato è accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall’aver agevolato il clan Giuliano. Il provvedimento è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione: il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva. I fatti oggetto di questo procedimento risalgono ad ottobre del 2020, in piena emergenza Covid. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, l’uomo si sarebbe presentato presso gli uffici del laboratorio di analisi di Forcella chiedendo di portare l’imbasciata al medico titolare: “Sta guadagnando un sacco di soldi coi tamponi – le presunte parole intimidatorie proferite – e deve fare un regalo agli amici di Forcella”. La voce di quella ‘visita’ fece il giro del quartiere, con un residente della zona che avvisò il figlio del titolare di prestare attenzione, avendo lui stesso saputo della richiesta estorsiva perpetrata da qualcuno legato alla criminalità organizzata locale. Quello stesso giorno, inoltre, una pattuglia della Mobile, nel transitare in vico Forcella intercettò il 32enne che confabulava con un altro personaggio conosciuto: in tale circostanza gli fu sequestrato il telefono, essendo stato già colpito dalla misura di prevenzione dell’avviso orale con divieto di possedere o utilizzare apparati di comunicazione ricetrasmittente. Fondamentali per le indagini si sono rivelate le immagini della videosorveglianza del centro analisi e le dichiarazioni del capoclan Salvatore Giuliano ’o russ, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia, che per l’Antimafia ha chiarito diversi aspetti della vicenda. Nel verbale di giugno 2021, infatti, dichiarò di essere stato avvicinato da un referente del clan Contini il quale gli chiedeva perché non avessero fatto un’estorsione a quel laboratorio clinico, che in quel periodo stava guadagnando molto. “Noi Giuliano non facciamo estorsioni ai commercianti” la risposta del ras. L’altro, però, replicò che il proprietario del centro era un amico loro, cioè dei Contini, per cui se gli avessero chiesto il ‘pizzo’ l’imprenditore si sarebbe rivolto a loro che avrebbero potuto fungere da intermediari in cambio del 50% dei proventi della tangente. Estorsione, tuttavia, mai portata a compimento per l’opposizione delle vittime che denunciarono tutto alla polizia. Ieri mattina il 32enne è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia: difeso dall’avvocato Luigi Poziello, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
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