NAPOLI – “E’ un bilancio difficile da fare. Quello che rimane in campo è la guerra di posizione che in alcune zone di Napoli e provincia conducono nuovi gruppi criminali che cercano di espandere la propria influenza”. E’ così che risponde Luigi Cuomo, presidente di Sos Impresa Rete per la Legalità, da sempre al fianco delle vittime del racket, quando gli viene chiesto un dossier sulle denunce formalizzate da negozianti e imprenditori nel periodo in cui, su realtà commerciali e aziendali, incombe il ‘pizzo di Ferragosto’, una delle tante rate annue che i clan impongono a chi vive in maniera onesta. Un quadro più dettagliato della situazione verrà fuori nelle prossime settimane. “Le richieste per il Ferragosto vengono fatte a luglio – spiega Cuomo – Le denunce sono ancora coperte da segreto istruttorio. Poi saremo in grado di stilare un report dettagliato”. Un dato significativo, però, c’è già e per parlarne non c’è bisogno delle scartoffie, ma basta fare un giro tra le strade del capoluogo e dell’hinterland. “L’aumento di raid incendiari – analizza – è un dato preoccupante, che merita riflessioni e approfondimenti. Penso agli episodi avvenuti la settimana scorsa alla concessionaria ‘Giusy Auto’ di Boscoreale, ed era il secondo attentato in poco tempo, e prima ancora ai Colli Aminei, con la devastazione del negozio di caldaie Vaillant”.
Un quartiere della ‘Napoli bene’ che, negli ultimi mesi, si è trasformato nel Far West. Ai Colli Aminei si stanno arrampicando le mire dei clan. Fino a qualche mese fa, gli abitanti non erano preparati alla macrocriminalità. Si viveva tranquilli in una sorta di oasi con vista sui quartieri ‘difficili’ della periferia Nord. Proprio da lì arriverebbero le mire espansionistiche dei clan. Osservato da un altro punto di vista, comunque, un incendio appiccato di notte in un negozio è il primo segnale di un vento che vuole cambiare direzione. “Già, perché questo tipo di eventi – riflette Cuomo – è sinonimo di una prima reazione. Quando viene piazzata una bomba o appiccato un rogo a una saracinesca, vuol dire che il negoziante non si è piegato alle richieste estorsive. Non è detto, però, che prima si sia rivolto alle forze dell’ordine”. Cuomo invita tutti a farlo: “Denunciare è fondamentale per due motivi: in primis, con un esposto formale si ottengono maggiori attenzioni da parte delle forze dell’ordine. E poi perché, in caso di danni, si può attingere dai fonti dello Stato per la riparazione dei danni subiti. E quindi denunciare significa ottenere protezione e risarcimenti”. Napoli è una galassia infinita di organizzazioni criminali. Con la provincia, il numero di clan si quintuplica. “Non si fa in tempo a decimare una cosca che subito ne arriva un’altra” continua Cuomo che poi pone l’accento su un nuovo elemento di disturbo: “Il terrore di negozianti e imprenditori sono i baby esattori. Spesso vengono scelti dai clan proprio per la loro spietatezza. Sono giovanissimi, l’età media è 16 anni e non hanno paura di niente. E sono i più violenti. Non fanno ragionamenti di prospettiva. Per certi versi sono anche incoscienti. Non temono denunce e sparano cifre esorbitanti.
I ‘muschilli’ sono veri e propri strumenti di forza dei clan”. C’è anche chi agisce in maniera autonoma, mettendosi in proprio, rivolgendosi agli esercenti con richieste esigue ma continue, asfissianti, oppressive. “Il camorrista furbo, il malavitoso vero – prosegue infatti il presidente di Sos Impresa – non chiede mai troppo perché se facendolo rischia di essere denunciato. I baby esattori no”. Vogliono tutto e lo vogliono subito, in una logica criminale senza tempo che non ammette né contempla altri percorsi di vita.