Pizzo nel Napoletano, presi due dei Ranucci-Puca NOMI E FOTO

SANT’ANTIMO – Torna l’incubo racket tra la provincia di Napoli e l’hinterland casertano. Cinque persone risultano indagate per diversi episodi estorsivi avvenuti tra Sant’Antimo e Sant’Arpino. Due le persone fermate e una terza riuscita a sfuggire. E’ l’esito del blitz di ieri mattina dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna – diretti dal maggiore Andrea Coratza – che hanno dato esecuzione a un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Gli indagati sono presunti esponenti al clan Ranucci-Puca di Sant’Antimo, a cui gli inquirenti contestano cinque episodi estorsivi che sarebbero stati commessi ai danni di imprenditori edili.
Due le persone fermate. Si tratta di Mario D’Isidoro, 30 anni, e Nicola Russo, 55 anni. Un terzo uomo risulta irreperibile. Il modus operandi di questa organizzazione criminale è stato sempre lo stesso in tutti gli episodi contestati: gli indagati si recavano direttamente sui cantieri edili e minacciavano gli operai e gli imprenditori. Le minacce erano chiare: “Dovete pagare, altrimenti non continuerete i lavori”.
Il territorio di Sant’Antimo è da tempo terreno fertile per fenomeni di racket e estorsione, in cui i clan criminali hanno esercitato il loro controllo per anni. Tuttavia, va notato che le estorsioni non si sono limitate al solo territorio di Sant’Antimo, poiché il clan ha esteso la propria influenza anche nei comuni circostanti. In particolare, imprenditori edili di Sant’Arpino, in provincia di Caserta, sono stati costretti in modo brusco a interrompere i lavori e subire minacce da parte dei presunti estorsori: “Dove parlare con il boss”, la formula usata dagli indagati, secondo quanto riferito dagli inquirenti.
L’arresto dei presunti membri del clan Ranucci-Puca rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il racket e l’estorsione in questa regione. Le autorità competenti sperano che quest’azione contribuirà a ridurre l’influenza criminale nella zona, consentendo agli imprenditori edili di lavorare in un ambiente più sicuro e giusto. L’indagine è ancora in corso.

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