Plagio in “Gomorra”, gli utili di Mondadori e Saviano sotto la lente

Fissata al 27 settembre l’udienza davanti alla Corte di Appello. La Cassazione: lo scrittore e la casa editrice di Silvio Berlusconi devono restituire i proventi illecitamente percepiti

Nel fotomontaggio Roberto Saviano e Silvio Berlusconi. Sullo sfondo uno store Mondadori (©foto LaPresse)

Saviano e Mondadori tornano in aula

È stata fissata al 27 settembre prossimo la prima udienza davanti alla Corte di Appello di Napoli, sezione specializzata dell’impresa e proprietà industriale (relatore Giovanni Galasso) per la determinazione delle somme che Roberto Saviano e la Arnoldo Mondadori Editore di Silvio Berlusconi dovranno risarcire alla Libra Editrice per il plagio degli articoli sulla faida di camorra a Napoli e sui clan Casertani nel romanzo “Gomorra”.

La condanna per plagio è definitiva

L’illecita riproduzione dei testi scritti dai giornalisti di Cronache di Napoli e di Caserta è stata accertata, in via definitiva, dalla Corte di Cassazione nel 2015. La Suprema Corte rinviò alla Corte di Appello per la sola quantificazione del danno da risarcire, in considerazione di una recente modifica della normativa vigente. Nel 2016 i giudici di Napoli condannarono lo scrittore e la casa di Segrate al pagamento di seimila euro, con spese compensate, alla cooperativa che edita i due quotidiani campani.

Gli “utili realizzati illegalmente”

La Libra, attraverso i suoi legali Marco Cocilovo e Mauro Di Monaco, presentò un nuovo ricorso in Cassazione, che nel 2021 ha invitato la Corte di Appello a rideterminare l’importo. I giudici di rinvio, ora, dovranno tenere conto degli “utili realizzati illegalmente dall’autore della violazione del diritto d’autore”. Ciò in considerazione del fatto che “gli articoli in questione sono stati riprodotti e utilizzati nel loro valore d’uso, seppure nel contesto di un’opera molto più ampia, e hanno inoltre riscosso, sia pure in quel modo e in quelle forme, un grande successo”.

I ricavi del plagiario Saviano

Tale criterio, “che associa nella funzione risarcitoria anche una componente deterrente e dissuasiva, permette di attribuire al danneggiato i vantaggi economici che l’autore del plagio abbia in concreto conseguito, certamente ricomprendenti anche l’eventuale costo riferibile all’acquisto dei diritti di sfruttamento economico dell’opera, ma ulteriormente aumentati dei ricavi conseguiti dal plagiario sul mercato”.

La Cassazione: da tenere in conto gli utili del contraffattore

La Cassazione ha inteso specificare ancora meglio il concetto, con l’evidente scopo di evitare dubbi nell’interpretazione dei criteri per la quantificazione del risarcimento, spiegando che la sentenza del 2021, “basata sull’assenza di un rapporto concorrenziale fra le parti (desunta dalla diversità del circuito commerciale di distribuzione, della differenza di pubblico, del diverso periodo di distribuzione e di vendita) si pone anch’essa contra legem nel momento in cui viene presa in considerazione per escludere l’applicabilità del criterio fondamentale di liquidazione e la rilevanza del parametro degli utili del contraffattore e non piuttosto quale mero fattore di moderazione e limitazione del risarcimento. Né certamente questo era il senso dell’avvertimento contenuto nella sentenza rescindente, che ha sottolineato la rilevanza di alcuni elementi ma non li ha affatto indicati come fattori di esclusione del criterio di default per la liquidazione del danno da lucro cessante”.

Bocciata la linea degli avvocati di Mondadori

Dovrà essere riformulata anche la parte della sentenza in Appello che compensava le spese per tutti i gradi di giudizio. Gli ermellini, infatti, hanno chiesto al collegio in nuova composizione di procedere con la “regolazione delle spese del giudizio di legittimità”. Nella sentenza, inoltre, i giudici hanno cestinato, in quanto “palesemente inammissibile”, il controricorso presentato dagli avvocati di Saviano e Mondadori, Vincenzo Sinisi, Claudio Marcello Leonelli, Benedetta Carla Angela Maria Ubertazzi e Luigi Carlo Ubertazzi. Lo scopo del ricorso incidentale, spiegava la Cassazione, sarebbe quello di “riproporre alcune difese già esposte nel giudizio di riassunzione con alcuni passaggi della loro comparsa conclusionale e memorie di replica”.

Il ricorso inammissibile

Per questo, “tale documento… neppure soddisfa il contenuto imprescindibile di un atto di impugnazione e men che meno di un ricorso in Cassazione, giacché non rivolge specifiche censure al contenuto della decisione”. Non solo. Gli Ermellini aggiungevano che “a tale onere i ricorrenti incidentali si sono totalmente sottratti con la tecnica censoria utilizzata che rimette alla Corte di andare a ricercare se, dove e quando la sentenza impugnata non si sarebbe conformata a una serie di loro osservazioni. La conseguenza non può che essere l’inammissibilità”.

Quando Saviano veniva nella redazione di Cronache

Il merito della vicenda è ormai storia. Prima della pubblicazione di “Gomorra”, Roberto Saviano frequentava la redazione di Cronache di Napoli per raccogliere articoli che narravano della faida di Scampia e Secondigliano del 2004/2005 e le vicende legate al clan dei Casalesi. Dopo la pubblicazione del libro, diversi giornalisti segnalarono alla società editrice la illecita riproduzione di loro articoli da parte dello scrittore.

Il successo di “Gomorra”: 12 milioni di copie in 3 anni

Intanto il libro ha avuto un successo folgorante e planetario. Nel 2009, in soli 3 anni, Gomorra era passato da una tiratura di 5mila copie a 12 milioni di copie vendute ed è stato tradotto in 54 lingue. Da allora sono passati 13 anni e il libro è rimasto un best seller, commercializzato nelle librerie, in numerosi altri punti vendita e anche online. E’ stato pubblicato in audiobook e da esso sono state tratte una serie televisiva di 6 stagioni e un film di grande successo. Tutte circostanze che hanno portato una valanga di denaro nelle casse della società editrice di casa Berlusconi e che hanno garantito a Saviano un successo mai conosciuto prima per uno scrittore.

Film, serie tv, opere teatrali e le ospitate televisive da Maria De Filippi

Basti pensare che normalmente viene definito best seller un libro che vende almeno ventimila copie. In questo caso non sarebbe azzardato ipotizzare che il romanzo abbia venduto complessivamente oltre 50 milioni di copie. Anche in ragione del fatto che, se in un primo momento la notorietà del romanzo ha fatto da apripista al successo di film e serie tv, la rapidissima espansione della distruibuzione dei prodotti tv e cinematografici (la serie tv era stata stata diffusa in 170 Paesi nel 2016, 6 anni fa) ha senz’altro dato nuova linfa alla commercializzazione del romanzo. Promosso sul grande e sul piccolo schermo, esso è stato acquistato anche dai giovanissimi fruitori della serie tv (che all’epoca della pubblicazione del romanzo magari erano appena nati) e ha conquistato altri mercati esteri.

L’intervento al Festival di Sanremo

Per non parlare dei vantaggi garantiti, come promozione, dalla assidua presenza di Saviano nelle trasmissioni televisive Rai, Mediaset (è praticamente un ospite fisso di Maria De Filippi ad Amici) e La 7. Quest’anno ha presentato un monologo persino al Festival di Sanremo. Una presenza continua in tv che nessuno avrebbe accordato a un giovane e sconosciuto scrittore, se non fosse stato per il successo del suo romanzo di esordio.

Berlusconi e il “Lodo Mondadori”

Una vicenda a tinte fosche, quella dell’acquisizione della Arnoldo Mondadori Editore da parte di Silvio Berlusconi. Nel 1987, anno in cui il presidente della casa editrice Mario Formenton morì, la società era controllata dalla famiglia Formenton, dalla Fininvest del Cavaliere e dalla Cir di Carlo De Benedetti. Quest’ultimo aveva stipulato con la famiglia un accordo che prevedeva il passaggio a Cir delle loro quote. Ne nacque un contenzioso che si decise di risolvere in via arbitrale. Il collegio diede ragione a De Benedetti, ma Berlusconi presentò un ricorso davanti alla Corte di Appello di Roma. I giudici di Appello annullarono il lodo arbitrale, spianando la strada all’acquisizione della società di Segrate da parte di Fininvest.

La corruzione del giudice Metta

Su quella sentenza, nel 1995, furono avviate indagini dalla magistratura, la quale accertò che flussi di denaro erano transitati dalle casse della Fininvest alle tasche di uno dei giudici di Roma che avevano annullato il lodo. Berlusconi venne prosciolto per prescrizione. Cesare Previti, avvocato della Fininvest e tra le figure di spicco di Forza Italia, fu condannato in via definitiva e interdetto dai pubblici uffici per corruzione giudiziaria. Anche il giudice della Corte di Appello di Roma Vittorio Metta fu condannato per corruzione.

La condanna in sede civile: 500 milioni alla Cir

Si aprì comunque un contenzioso civile tra la Fininvest e la Cir e nel 2013 la Corte di Cassazione condannò la prima al pagamento di quasi 500 milioni di euro al gruppo De Benedetti per i danni subiti. Per la Cassazione bene avevano fatto i giudici di secondo grado “a ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dottor Berlusconi”. Ma già la Corte di Appello, nel condannare Previti, aveva accertato che Berlusconi “aveva la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Inoltre si notava che il beneficiario ultimo delle condotte corruttive non poteva che essere il Cavaliere.

Le nuove grane: Ruby Ter

Oggi l’editore di Saviano è di nuovo sotto processo per corruzione in atti giudiziari, accusato di aver pagato le “olgettine”, “schiave sessuali a pagamento” in un “sistema prostitutivo consolidato”, secondo la procura di Milano, perché rendessero false testimonianze nel processo Ruby. Per Berlusconi i pm hanno appena invocato la pena di 6 anni di reclusione.

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