NAPOLI – Se chiunque, in qualsiasi parte del mondo, chiude gli occhi e pensa a Napoli, nella sua mente avrà l’immagine di piazza del Plebiscito, del suo colonnato, delle statue. E’ il luogo degli eventi, della storia, delle feste, delle rivolte, della vita intera della città. Il monumento più amato, più fotografato, più identitario. Eppure non ha la cura che meriterebbe da parte delle istituzioni. Non è un problema di oggi, succede da sempre. Ma non c’è sufficiente impegno per mettere in campo soluzioni adeguate. Piazza e colonnato continuano a essere alla mercè di vandali, a essere rifugio notturno di clochard. E’ maleodorante, troppo spesso, lo spazio davanti all’ingresso della Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola. A raccontare i disagi e a denunciare il silenzio delle istituzioni, che oltre qualche annuncio spot ogni tanto non vanno, è il parroco Mario Savarese, al Plebiscito dal 2019. “Chiedo da sempre pulizia e decoro, credo che Piazza del Plebiscito siano la prima immagine di Napoli. E’ uno dei monumenti più visitati di Napoli, non è possibile che negli ultimi anni la pulizia sia così carente – spiega il sacerdote – Prima c’era una squadra dedicata di Napoli Servizi per garantire il decoro, poi il servizio è venuto a mancare. Ho scritto al Comune per chiedere di ripristinarlo, visto lo stato pietoso dell’area, ma non ho avuto risposta. La domenica le pulizie ce le facciamo da soli. La scritte sui muri? Quando sono arrivato nel 2019 le colonne erano pulite, erano state restaurate pochi anni prima in occasione della visita del Papa. Dopo il Covid i vandali sono tornati in azione. E va sempre peggio”.
Sulle colonne scritte, dediche, disegni, insulti. Veleno sulla storia. Pezzi dell’identità di Napoli trattati come un diario di un adolescente da imbattare a piacimento. E la vigilanza non c’è. Di giorno, come di notte. L’unica presenza è quella di una camionetta dell’Esercito che gira in piazza ogni tanto. Non basta perché le sanzioni, di fatto, non ci sono. E ciò che riescono a evitare una volta, accade il giorno successivo, o dopo poche ore. Da sempre sotto quelle colonne i ragazzini giocano a calcio. Immaginate dei bambini che fanno gol contro i muri del Colosseo o che si esercitano con i colpi di testa sul portone del Duomo di Milano, o ancora fanno rovesciate in piazza San Pietro? Fantascienza. Eppure a Napoli è quello che accade, da sempre. E il parroco Mario Savarese ha rischiato di rimetterci ad dirittura la vita a causa del pallone. “Il 5 maggio scorso, nel pomeriggio, ero all’ingresso in occasione della messa quando una pallonata ha infranto un vetro in alto al bussolone e una lastra mi stava tagliando il collo. Sono salvo per questione di centimetri. Ho denunciato l’accaduto alla polizia e dopo 20 giorni mi hanno convocato in prefettura. La soluzione trovata è stata intensificare il giro della macchina dei militari. Tutto qui. L’hanno considerata una bravata. Se qualcuno scrive sui muri del Colosseo scattano fermi e sanzioni. Qui non accade e non capisco perché”, ha concluso. “Qui c’è una fiumana, senza soluzione di continuità, di turisti accolti all’ingresso della Basilica da un pavimento sporco e da tutte le colonne imbrattate da scritte assurde. E’ inconcepibile”, ha aggiunto Alfredo Di Domenico. Nelle ultime settimane non si fa che raccontare di una rinascita del Plebiscito, con ampi spazi affidati ai privati. Perché a quanto pare cedere pezzi della città a chi ha tanto denaro sembra l’unica soluzione possibile, specie da quando a Palazzo San Giacomo c’è la giunta Manfredi. Chissà per quanto ancora la più bella cartolina di Napoli sarà quotidianamente fatta a pezzi dall’incuria.
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