ROMA – Enrico Letta è il nuovo segretario del Pd. L’assemblea nazionale lo ha eletto con 860 voti favorevoli, 2 contrari e 4 astenuti: il 99,3% dei consensi, quasi l’unanimità. L’armistizio interno tra le diverse anime consegna l’unità tipica dei nuovi inizi, ma adesso starà al nuovo leader fare in modo che la ‘pax interna’ duri. “Dobbiamo essere progressisti nei valori, riformisti nel metodo e avere radicalità nei comportamenti individuali”, dice l’ex premier provando a rilanciare il partito in uno dei suoi momenti più difficili. Letta è consapevole che per farlo non basta archiviare il passato. Serve piuttosto dare dignità a ogni suo segmento e fissare il traguardo su una vittoria comune. Credere in una prospettiva futura per voltare pagina, una volta per tutte, rispetto a polemiche e ‘ombelichi’ interni.
Il nuovo Pd targato Letta
“Non vi serve un nuovo segretario, l’ennesimo, vi serve un nuovo Pd”, scandisce l’ex premier che intende fare della “partecipazione” la sua parola d’ordine e guidare il partito mettendo insieme “anima e cacciavite”, principi valoriali indiscutibili e ‘arnesi’ in grado di risolvere i problemi delle persone. L’analisi che fa degli ultimi anni della vita istituzionale del Paese ha il vantaggio di provenire da un punto di osservazione terzo, distante. E’ quella di un militante appassionato che ha scelto di fare il professore a Parigi. Ecco perché il giudizio, severo, non suona come quello di chi punta il dito pur avendo fatto parte del gioco. “Noi non siamo la protezione civile della politica, che siamo costretti ad andare al Governo perché se no l’Italia finisce fuori dall’Europa. Perché se siamo costretti ad andare al Governo noi diventiamo il partito del potere e se diventiamo il partito del potere moriamo”, avvisa.
I prossimi obiettivi
Ecco perché serve un partito che “abbia le porte aperte, spalancate” che non sia più quello delle ztl ma “sfidi la Lega sul territorio”. E se il metodo delle correnti “non funziona e va superata insieme ogni sclerotizzazione”, Letta insiste nel chiedere “il linguaggio della verità. Non sono qui per falsi unanimismi o accordi segreti”, ribadisce. E’ il primo, quindi, a mettere sul tavolo in modo trasparente gli argomenti più ‘spinosi’. Uno di questi continua a essere il rapporto con il M5S. “Dobbiamo pensare che abbiamo vinto e governato quando abbiamo fatto coalizione – dice citando i due governi Prodi – Ad aprirsi ci si guadagna sempre”. Al via, quindi il cantiere di “un nuovo centrosinistra”, su iniziativa e leadership del Pd. “Parlerò con tutti – assicura – L’incontro con il M5S guidato da Conte lo dobbiamo fare, arriveremo con rispetto a ambizione”.
L’analisi di Letta
Ringraziando Nicola Zingaretti “che mi ha cercato”, è la sottolineatura, e assicurando che “insieme” si andrà avanti lungo la rotta tracciata dall’ex segretario, Letta mette poi le carte sul tavolo per quel che riguarda il futuro. La battaglia interna sulle primarie, dice senza troppi peli sulla lingua, aveva molto a che fare con le poltrone, con il “come e quando si decide chi fa il parlamentare”. Nulla di nuovo, né di scandaloso, per un professionista della politica. L’errore, però, per Letta è un altro. “Dietro a questo dibattito, io vedo un non detto: ‘teniamo in vita il più a lungo possibile il governo Draghi perché così siamo ancora al potere, perché tanto è scritto che alla prossime politiche con questa destra noi perdiamo’. Ma non è così. Io vi ho detto cosa vorrei che noi facessimo insieme e penso che se lo faremo, noi vinceremo. Io non ho lasciato la mia vita precedente per guidarvi a una sconfitta. Sono qui perché so che insieme l’Italia nella sua maggioranza ci seguirà”, dice sicuro.
Un Pd progressista
Letta sa, per esperienza personale dal momento che è stato un ordine del giorno della direzione nazionale dem a mettere la parola fine alla sua esperienza a palazzo Chigi, che fondamentale, in ogni possibile rilancio, è il ruolo delle truppe. “Incontrerò i tre gruppi parlamentari perché facciano una verifica chiara e netta sulle cose che ho detto”, avverte. Tra Camera e Senato sono diversi i parlamentari che fanno riferimento a Base riformista. Sottoscrivono la sua candidatura prima, poi lo votano e lo accolgono a braccia aperte una volta eletto.
“Giovani, diritti, cultura e crescita. Per un Pd coraggioso nei valori progressisti e con una chiara impronta riformista. Per un nuovo Centrosinistra. Un partito che si apra il più possibile alla società e che, al contempo, sia protagonista nel sostegno pieno al Governo Draghi. Le idee del Pd e per il Pd indicate da Enrico Letta sono la strada giusta per le grandi sfide che abbiamo oggi davanti a noi”, commenta Lorenzo Guerini. “Decisamente buona la prima”, gli fa eco Andrea Marcucci. Chiede “lealtà”, invece Nicola Zingaretti. Domani il nuovo segretario pubblicherà un vademecum con le idee messe sul tavolo oggi perché si apra il dibattito nei circoli. Poi sarà una nuova assemblea a fare sintesi.
Il ritorno dell’ex premier
Letta, rientrando al Nazareno dopo sette anni, non nasconde l’emozione ma rivela – citando Alessandro Manzoni – di aver “dormito come il principe di Condé”. Nel secondo capitolo dei Promessi sposi, in contrapposizione alle ‘consulte angosciose’ di Don Abbondio, Manzoni evoca il condottiero francese e il suo sonno tranquillo prima delle battaglia di Rocroy. La sfida di Letta, però, è appena iniziata.
(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)