Bene: “Equità, il nodo esiste Il governo intervenga per sostenere il Sud”
NAPOLI (girob) – Sul Pnrr – dove al Sud spetta il 40% delle risorse – il “tema dell’equità continua a esistere” dice Raffaele Bene, sindaco di Casoria, inserendosi nel dibattito di questi giorni. Ma è di ordine generale. “Rispetto alle domande da noi formulate – spiega Bene -, le richieste di finanziamento fatte, i riscontri avuti sostanzialmente, il dato è positivo perché Casoria conta circa 50 milioni di euro di finanziamenti legati al Pnrr, più altri legati alla programmazione 2014-20, ed altro”. La città – secondo i dati dell’assessorato retto da Tommasina D’Onofrio – si è vista finanziare, con 1.2 milioni di euro, l’Asilo Nido di via Castagna; lavori in via Petrarca (200.000 euro); la riqualificazione di edifici di edilizia residenziale pubblica in via Castagna (7.5 milioni). Su altri progetti presentati, per alcune decine di milioni, si è in attesa di finanziamento. Ad esempio, 15 milioni per Parco dei Pini e Parco Buontempo. “L’ufficio è abbastanza strutturato – afferma il sindaco -, nonostante i numeri molto ridotti, perché abbiamo una dotazione organica inferiore del 50% rispetto a quella che è riconosciuta dal ministero, siamo un Comune in dissesto, con le assunzioni bloccate perlomeno fino ad oggi. Abbiamo fatto uno sforzo per cercare di recuperare quanti più fondi è possibile”.
Insomma, il 40% dei fondi destinato al Sud, per cui i sindaci del Sud sono sul piede di guerra – ritenendolo quota troppo bassa – a Casoria cercate di farvelo bastare.
È un problema che all’inizio della programmazione per il Pnrr era particolarmente evidente. E devo dire anche grazie al lavoro di noi sindaci di Anci è stato subito messo in evidenza. Il governo uscente ha lavorato molto per riequilibrare il riparto dei fondi. A Casoria, proprio in ragione di questa cosa, siamo riusciti a ottenere dei finanziamenti che, se fosse andata avanti la prima ipotetica programmazione sul riparto dei fondi, probabilmente non avremmo raggiunto. È evidente, però, per come è strutturato tendenzialmente il sistema di accesso ai finanziamenti, che i Comuni più strutturati, più organizzati, quelli che non sono in dissesto, i più virtuosi perché hanno più risorse, hanno quel quid in più per potervi accedere. E questo è un elemento che, se non viene ulteriormente modificato, rischia di mettere in secondo piano, sempre di più purtroppo, i Comuni del Sud.
Si potrebbe fare qualcosa?
Sarebbe opportuno intervenire con qualche correttivo in più, per garantire ulteriormente i Comuni che già sono in difficoltà. Faccio un esempio. Noi, come quasi tutti i Comuni del Sud, avevamo partecipato l’anno scorso al bando per la videosorveglianza del ministero. Nonostante fossimo qualificati, come altri, con tasso di criminalità elevatissimo, non siamo riusciti ad accedere al finanziamento perché non eravamo in grado, in molti casi, di poter garantire il cofinanziamento, essendo un Comune in dissesto. E questo ha comportato che oltre il 90% dei finanziamenti sia andato ai Comuni del Centro e soprattutto del Nord, dove problemi di criminalità, seppur esistenti, probabilmente non sono sentiti come da noi.
E quali altri problemi intravede sul Pnrr?
Probabilmente sarebbe più opportuna una maggiore semplificazione delle procedure, questo sì.
Ma in definitiva, il rischio di perdere i fondi, a causa delle molteplici difficoltà dei Comuni meridionali, esiste?
Il rischio è legato soprattutto, dal mio punto di vista, alle procedure di gara. Soprattutto laddove non vi siano interventi cosiddetti sotto soglia, ma è necessario andare, ad esempio, presso Centrale unica di committenza, Stazione unica appaltante, si rischia seriamente di veder rallentato il cronoprogramma che noi Comuni, con grande sforzo, cerchiamo di darci nell’ottica del rispetto dei tempi. E in questo sarebbe sicuramente opportuno un supporto da parte del legislatore, per semplificare ulteriormente i tempi delle procedure.
Lavanga: “Stazioni appaltanti vera preoccupazione: hanno tempi biblici”
NAPOLI (girob) – Il Recovery Fund è un treno su cui salire in corsa, se sei sindaco da solo due mesi. “Mi sono insediato da pochissimo” ricorda Francesco Lavanga, primo cittadino di Mondragone. Appena entrato in carica, è stato investito dal vento del Pnrr. Un ciclone che può rimescolare tutto. “Abbiamo avuto vari finanziamenti, per circa 10 milioni di euro – spiega il sindaco -. Non ci sono particolari problemi, al momento. Dobbiamo solo verificare le problematiche legate alla previsione che le gare del Pnrr si possono fare solo sulle stazioni appaltanti accreditate a livello nazionale. Quello potrebbe essere un problema, per la tempistica delle stazioni appaltanti”.
E cosa ne pensa della ripartizione dei fondi per aree geografiche? Lei sa che tanti suoi colleghi del Sud si stanno mobilitando, per chiedere una revisione delle quote, considerando basso il 40% delle risorse al Mezzogiorno.
Sì, il 40% può essere un problema. Sicuramente non è una percentuale equa. Noi, come Comuni del nostro ambito – Mondragone, Sessa Aurunca, Castel Volturno – riteniamo di essere la porta del Sud, dopo il Lazio. Lo Stato dovrebbe attribuirci una maggiore importanza anche da un punto di vista dei fondi del Pnrr. Perché dopo il terremoto molti danni sono stati lasciati sul territorio e chiediamo una riqualificazione ambientale con un intervento ad hoc. Quindi ci stiamo muovendo anche in quella direzione.
Sono tante le questioni poste sul tavolo del Pnrr, per chi lo guarda da Sud. Ad esempio, il nodo degli organici comunali. Sono ridotti all’osso un po’ ovunque, sottodimensionati. E questo potrebbe influire sull’iter dei progetti. Anzi, la rete dei sindaci meridionali paventa persino di perdere le risorse, a vantaggio del Nord.
Questo è un pericolo concreto, collegato al fatto a cui accennavo prima, rispetto alle stazioni appaltanti, che hanno tempi lunghissimi. Quando questi fondi del Pnrr vengono erogati, invece, hanno dei tempi ben precisi per l’aggiudicazione dei lavori, per caricare sulla piattaforma l’affidamento. Quindi certo che questo può essere un reale pericolo, anzi quello più evidente di questa misura.
Esiste davvero, in relazione ai progetti del Pnrr, un problema di personale ridotto?
È lo stesso mio problema. Io ho una ripartizione tecnica che prima aveva 22 dipendenti e ora ne ha 6.
Anche nella sua amministrazione si stanno registrando difficoltà, nel seguire i vari segmenti del Piano?
E certo. Ovviamente noi cerchiamo di risolvere il problema con l’aiuto al Rup, con risorse esterne. Però non sempre si riesce a fare tutta la procedura. Perché poi, dal momento in cui c’è stato il decreto di assegnazione delle risorse, hai tutta la procedura da espletare, devi fare la gara. La maggior parte delle gare sono soggette a pareri della Soprintendenza, i pareri ambientali. I tempi sono realmente molto ristretti, secondo me non solo da un punto di vista della disponibilità di personale, ma proprio come tempistica prevista da questi fondi per appaltare i lavori.
Le normative sul Pnrr, in effetti, consentono ai Comuni di operare assunzioni per seguire i progetti. State pensando anche voi, quindi, di utilizzare risorse esterne?
Io sto lavorando adesso ad una delibera che dà la possibilità di assumere personale specializzato. Però non so come andrà a finire. Perché essendo noi un ente strutturalmente deficitario, io devo in ogni caso far ricorso alla Costel, la Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti Locali.
E se vi dessero il via libera per queste assunzioni?
Sicuramente queste professionalità un aiuto lo possono dare.