MILANO – “Contrariamente a ciò che molti pensano, il Pnrr ormai è scritto e va attuato. La parte degli investimenti è precisata nel dettaglio. Lo dico perché molti pensano di poter imbarcare progetti nel Pnnr all’ultimo momento su temi che non sono stati inseriti nella versione andata a Bruxelles”. Lo dice in una intervista al Corriere della Sera il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini.
Per quanto riguarda “le riforme del Recovery, è evidente che alcune sono divisive perché altrimenti si sarebbero già fatte in passato. Dunque, è legittimo che i partiti esprimano il loro punto di vista su misure incisive come quelle sulla concorrenza, quella fiscale o sugli appalti. Ma questa è la democrazia”.
“Finora – aggiunge – questo governo è stato capace di decidere. Non è che siano stati solo distribuiti sostegni. Sono state prese decisioni importanti anche su riforme specifiche, magari settoriali, i cui frutti avranno effetti nel tempo. Per esempio abbiamo tagliato drasticamente i tempi del contratto di programma di Ferrovie dello Stato, perché era la precondizione per assegnare in tempi record i fondi. Nel passato arrivavano due o tre anni dopo. Ora il Parlamento ha accettato di non discutere nel dettaglio la lista delle opere, in gran parte già incorporate nel Pnrr”.
“La riforma fiscale o della concorrenza sono più complesse. Ma finora il governo ha sempre trovato i punti di equi librio. Si è deciso, non si è rinviato. Diverso è il discorso della legge di bilancio – aggiunge – Qui, come normale, i partiti spingeranno ognuno per alcuni aspetti. Del resto è il Parlamento che deve votare la legge. La differenza rispetto al passato è che c’è uno spazio per investimenti e non solo in infrastrutture. Anche in formazione, ricerca, capitale umano”.
“Il ritmo al quale le riforme devono procedere fa si che il governo abbia davanti una road map di decreti legge molto, molto densa. E ciò pone il problema del rapporto fra governo e Parlamento. Questo è lo sfondo su cui leggere le tensioni. Ma l’azione di governo è sempre riuscita a trovare l’equilibrio necessario, senza appiattirsi su soluzioni minimali. Anzi con sintesi al rialzo”, sottolinea.
Giovannini evidenzia che “in 3 mesi siamo riusciti a raggiungere l’accordo con le regioni, ripartendo 13 dei 16 miliardi destinati ai porti, al rinnovo del parco autobus o alle ferrovie regionali. In passato sarebbero serviti anni”.
(LaPresse)